RECENSIONE: Il calice degli dei di Rick Riordan

il calice degli dei di Rick RiordanTITOLO: Il calice degli dei
AUTORE: Rick Riordan
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 384

TRAMA:
Dopo aver salvato il mondo innumerevoli volte, Percy spera solo di finire il liceo per poter andare all’università con Annabeth, godendosi un anno tranquillo. Sfortunatamente gli dei dell’Olimpo non hanno ancora finito con lui, e anche l’ammissione al college diventa una vera tortura: per ottenerla il figlio di Poseidone dovrà procurarsi tre lettere di presentazione da parte di tre divinità diverse, affrontando le loro imprese. Prima fra tutte quella affidatagli da Ganimede, il coppiere di Zeus, che ha perduto il prezioso calice degli dei. Chi lo ha rubato, e perché? Insieme alla sua ragazza Annabeth e all’amico satiro Grover, Percy si lancerà nella missione. Deve impedire che Ganimede venga umiliato pubblicamente, ma soprattutto deve sventare una ben più terribile minaccia, visto che un solo sorso dal calice garantirebbe a chi se ne impossessa l’immortalità… Riuscirà lo storico trio a recuperarlo prima che finisca nelle mani sbagliate?

RECENSIONE

Dopo 14 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo della saga Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, Rick Riordan torna a deliziarci con una nuova impresa che vede protagonisti i nostri tre eroi preferiti, ovvero Percy, Annabeth e Grover.

Percy, ormai quasi diciottenne, è pronto ad affrontare un nuovo capitolo della sua vita: andare all’Università di Nuova Roma insieme ad Annabeth. Gli viene però comunicato che, in quanto figlio proibito di Poseidone, per essere ammesso deve prima riuscire a portare a termine tre imprese su richiesta di tre diverse divinità. In questo primo capitolo di quella che sarà una trilogia, a Percy viene affidato il compito di recuperare il calice di Ganimede, cioè una coppa magica capace di trasformare in immortale chiunque la usi per bere, coppa che è stata rubata. Con questo libro Riordan torna alle origini, non solo perché al centro ritroviamo il trio di partenza, ma anche per il tipo di impresa da compiere che ricorda molto quella de Il ladro di fulmini, ovvero la ricerca di un oggetto divino scomparso.
Come sempre la scrittura di Riordan è ottima: dinamica, coinvolgente, ironica. Ho apprezzato molto la decisone dell’autore di riportarci nella testa di Percy con una narrazione in prima persona, che risulta quindi essere ancora più appassionante e divertente; come sempre la “stupidaggine” di alcuni pensieri di Percy mi ha strappato più di un sorriso.

In questo romanzo Riordan affronta, più o meno esplicitamente, temi piuttosto seri e importanti. Quella di Ganimede infatti è una storia che fa riflettere non poco: Zeus si invaghisce di lui per la sua bellezza e decide di strapparlo alla sua vita mortale, portandolo con sé sull’Olimpo e rendendolo immortale. Più di una volta Ganimede dice apertamente di odiare la sua vita, di odiare Zeus per quello che gli ha fatto e che se potesse tornerebbe volentieri a essere un semplice mortale. L’immortalità, quindi, in questo libro non viene celebrata come un dono meraviglioso, ma al contrario viene presentata come una “maledizione”: significa rimanere bloccati nel tempo senza la possibilità di cambiare e di andare avanti, senza la possibilità di avere una vera vita. Riordan celebra la vecchiaia come parte del tutto naturale del percorso esistenziale di ciascuno di noi; non è qualcosa che dovremmo temere, ma piuttosto accettare e anche, in un certo senso, apprezzare, perché raggiungere la tarda età significa aver vissuto, fatto esperienze, amato, imparato. È semplicemente geniale il modo in cui Percy riesce ad avere la meglio nel duello con Geras, il dio della vecchiaia: [SPOILER] nonostante l’aspetto decrepito, Geras ha una forza incredibile, perciò l’unico modo che il figlio di Poseidone ha per batterlo è smettere di opporre resistenza, è abbracciare (letteralmente) la vecchiaia [FINE SPOILER]. D’altra parte chi meglio di un semidio che ha rischiato più volte la propria vita dall’età di 12 può comprendere il valore del diventare anziano? Il più grande desiderio di Percy è proprio questo: invecchiare in compagnia delle persone che ama.
Altro spunto di riflessione è poi il comportamento che Zeus ha tenuto nei confronti di Ganimede: ha preso senza chiedere, semplicemente perché ne aveva voglia e perché poteva farlo, senza interessarsi delle conseguenze che avrebbe provocato su Ganimede. Insomma, il consenso non è un concetto molto chiaro al re degli dei…

Direi che ancora una volta Riordan è riuscito a combinare alla perfezione divertimento e tematiche più impegnate, com’è giusto che sia in un libro rivolto principalmente a un target giovane, in formazione.
Così come era stato per Luce e tenebre, anche Il calice degli dei è un libro che non aggiunge nulla di nuovo o particolarmente importante alla storia di Percy e dei suoi amici, bensì si tratta di un racconto che dà la possibilità a tutti i lettori di Riordan – soprattutto quelli più adulti – di rituffarsi ancora una volta in questo magico mondo che ci appassiona da quando eravamo ragazzini.

Marta

fantasy, libri per ragazzi, Mondadori, recensione, Rick Riordan

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