RECENSIONE: L’incendio di Cecilia Sala

TITOLO: L’incendio
AUTRICE: Cecilia Sala
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 204

CONTENUTO:
Kateryna ha 28 anni, ha fatto la modella, ha amici sparsi per l’Europa e all’inizio del 2022 spera che in Ucraina scoppi la guerra: «Non sono così vile da augurarmi di vivere sotto il ricatto di Vladimir Putin per anni, contando sul fatto che il compito di affrontarlo spetti poi a un’altra generazione invece che alla mia». Oggi Kateryna è un soldato.
Assim ha 23 anni, studia Ingegneria aerospaziale all’università di Teheran e dal giorno in cui Mahsa Amini è morta, il 16 settembre 2022, con il suo gruppo ha cominciato a scrivere il nome di Mahsa nei bagni delle università e nei vagoni dei treni: «Non sapevamo a cosa stessimo dando inizio». Nabila è una campionessa di kick boxing, è lesbica ed è una conservatrice fedele alla Repubblica islamica, ma come molte donne religiose considera il caso di una ragazza fermata in una stazione della metro per un velo malmesso e riconsegnata cadavere pochi giorni dopo alla famiglia «un’onta collettiva e un’enormità contro Dio».
Zarifa è cresciuta con l’idea che da grande avrebbe fatto politica ed è diventata adulta in un Afghanistan dove era possibile, dopo il 2001 e prima del 2021. Appartiene alla generazione che ha immaginato e poi iniziato a costruire la propria vita su presupposti incompatibili con i codici degli integralisti, quella che oggi si rifiuta di considerare il movimento dei talebani, «che esiste da meno tempo dei telefoni cellulari, che in tutto ha controllato il paese per sette anni non consecutivi», il proprio destino.
Kateryna, Assim, Nabila e Zarifa sono solo alcuni dei protagonisti di questo viaggio. Cecilia Sala li ha seguiti alle feste e tra le bombe. Il risultato è un racconto corale, straziante, verissimo, che ci mostra in presa diretta «tre incendi che bruciano il mondo» e lo sconvolgono oltre i confini dei paesi in cui sono divampati.

RECENSIONE

Premessa: ho letto questo libro quando è uscito, a settembre 2023, quindi ormai sei mesi fa. È un testo molto interessante ma anche molto legato all’attualità, per questo alcuni elementi “invecchiano” piuttosto in fretta; tuttavia, anche se so che oggi il focus internazionale si è in parte allontano da questi temi, mi sento di consigliarne comunque la lettura, poiché – nonostante alcune notizie siano ormai datate – le testimonianze che porta non hanno una scadenza, ma anzi rimangono sempre di grande valore.

In questo reportage la giornalista Cecilia Sala racconta di una generazione che, pur vivendo in tre diversi Stati, si trova legata da un fil rouge: i protagonisti sono infatti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi hanno tra i venti e i trent’anni in Ucraina, Iran e Afghanistan e che, in modi diversi, si ritrovano ad affrontare una “rivoluzione”. Sono loro che hanno tra le mani il futuro del proprio Paese.
L’autrice riprende molte delle storie che ha raccolto nei suoi viaggi e che ha già proposto nel podcast Stories, che seguo; per questo in alcuni casi ho avuto un po’ una sensazione di già visto, problema che ovviamente non si pone per chi non ascolta la serie. Lo stile narrativo è molto simile a quello che usa sempre: chiaro, crudo, diretto, breve. Spiccio, ma d’impatto. A me piace molto, colpisce nel segno.

La sezione migliore è quella dedicata all’Ucraina: è la più accurata, la più ampia, quella in cui Sala è riuscita ad andare forse più in profondità. Attraverso le voci degli ucraini e delle ucraine, emerge con forza il loro punto di vista sulla guerra, sull’Europa e sul futuro. Nonostante vengano riportate anche le esperienze della stessa Cecilia, i protagonisti indiscussi sono i ragazzi, il loro punto di vista, non quello della giornalista, che si limita a fare da tramite. Queste pagine sono molto precise, ben contestualizzate; si vede che l’autrice ha avuto modo di seguire da vicino molti degli avvenimenti che mostra, di muoversi in prima persona sul campo con i personaggi a cui dà voce.
Interessante anche la sezione sull’Iran, che ha il principale merito di raccontare questo Stato in modo molto differente dal mainstreamentra nella sua complessità, nelle sue contraddizioni e ne mostra un lato che spesso passa sotto traccia. Rende evidenti anche le differenze con l’Afghanistan: in Occidente, nel discorso non specialistico, sono spesso accostati; qui invece emergono bene i chiaroscuri dell’Iran: è un Paese con tantissimi giovani laureati e laureate, competenti, professionisti – un paese in cui le donne studiano anche più degli uomini e possono ricoprire ruoli importantissimi – ma che si scontra con la volontà (ormai necessità) di imporre un’ortodossia religiosa, ideologica e di pratiche estrema, che quando sfocia nella repressione violenta viene mal tollerato anche dai più conservatori. Diciamo che i personaggi narrati da Cecilia Sala ci mostrano l’Iran dietro al velo. Mi sento però di far notare che, a mio parere, questa sezione qualche volta pecca di eccessiva approssimazione; il vissuto personale è molto valido, il background religioso e culturale in alcuni punti diventa leggermente impreciso.
L’ultima parte, quella dedicata all’Afghanistan, è la più superficiale; io forse l’avrei evitata, perché rispetto alle prime due è molto scarna e aggiunge poco. Ed è anche quella dove emerge meno la centralità della generazione protagonista, che qui pare più che altro vittima degli eventi.

Nell’insieme ho apprezzato molto la scelta dell’autrice di raccontare avvenimenti e fatti storici attraverso la storia personale e le testimonianze di tanti giovani, suoi coetanei (Cecilia Sala ha meno di trent’anni). Entrare nella quotidianità delle persone aiuta a comprendere le conseguenze di eventi mondiali e scelte politiche sulla vita concreta dei singoli, e soprattutto consente di non vedere tutto “bianco o nero”, insegna a relazionarsi con la complessità, e a provare ad adottare il punto di vista di altri per capire il loro passato, le loro paure, speranze e ragioni.


Alex

attualità, Mondadori, storia

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