RECENSIONE: Hell Bent di Leigh Bardugo

copertina hell bentTITOLO: Hell Bent – Portale per l’inferno
AUTRICE: Leigh Bardugo
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 456
TRAMA:
Trovare un portale per il mondo sotterraneo e rubare un’anima dall’inferno. Un piano semplice, se non fosse che le persone che compiono questo particolare viaggio raramente tornano indietro. Ma Galaxy “Alex” Stern è determinata a liberare Darlington, anche se questo le costerà il futuro alla Lethe e a Yale. Impossibilitate a tentare un salvataggio perché non possono accedere alle risorse della Nona Casa, Alex e Pamela Dawes, l’assistente di ricerca, mettono quindi insieme una squadra di dubbi alleati per salvare il “gentiluomo della Lethe”. Insieme, dovranno navigare in un labirinto di testi arcani e artefatti bizzarri per scoprire i segreti più gelosamente custoditi dalla società, infrangendo ogni regola. Ma quando i membri della facoltà iniziano a morire, Alex sa che non si tratta di semplici incidenti. Qualcosa di letale è all’opera a New Haven e, se vuole sopravvivere, dovrà fare i conti con i fantasmi del suo passato e con l’oscurità insita nelle mura dell’università.

RECENSIONE

Sarà passato almeno un annetto da quando ho letto la prima puntata di questa “Saga di Alex Stern” – La Nona Porta – e dovete sapere che mi è piaciuto così poco che non ho potuto fare a meno di rileggerlo prima di affrontare questa seconda parte – Hell Bent – anche se non sono proprio due paginette. 
Ecco, già che ci sono mi permetto di dire che La Nona Porta è il classico libro che la seconda volta piace di più: perché al secondo giro certe complessità della trama ci appaiono finalmente chiare, e io adoro proprio la complessità, che in questo caso serve all’autrice per descriverci un universo tanto sorprendente quanto affascinante in tutti i suoi dettagli. L’azione non manca, ma la presentazione dei personaggi e il world building occupano giustamente il loro spazio rendendo quasi ovvio e naturale l’universo in cui si muovono Alex, Darlington, Dawes… In fondo, chi non ha mai sospettato che dietro i vecchi parrucconi di Yale si nascondesse un consesso di maghi che, all’ombra delle nobili vecchie mura dell’università, tutelasse gli interessi delle più aristocratiche e ricche famiglie di ex alunni a spese dei “comuni mortali”, costi quel che costi? 

Venendo a Hell Bent, in questa seconda parte – sono rimasta un po’ scioccata dalla copertina, che però è perfetta, fidatevi – assistiamo invece al dispiegamento dell’armata in tutta la sua potenza; Bardugo dispone in quel campo di battaglia che ormai conosciamo abbastanza bene tutti i suoi personaggi a partire dalla protagonista maledetta, insieme ai suoi comprimari, che in questo volume diventano tutti veri protagonisti, ciascuno con la sua storia, ciascuno un po’ maledetto, a modo suo. 
Alex è determinata a perseguire il suo progetto di riportare a casa Darlington malgrado l’impresa sia titanica e tutti cerchino di dissuaderla, ma anche se tra mille dubbi, con l’aiuto dei suoi amici mette a punto un piano terribile ma efficace. E chiarisce una volta per tutte che la magia, fosse anche per lo scopo più nobile, è una cosa sporca e legata ai più ignobili istinti dell’essere umano, bassa macelleria senza inutili distinzioni tra “bianca” e “nera”. Eppure, malgrado sia priva di eleganza e lo stupore che provoca sia spesso infarcito di dolore e miasmi poco gradevoli, proprio grazie ad essa questi personaggi così insoliti e a cui ci si affeziona facilmente si evolvono, interagiscono e ci raccontano le loro storie straordinarie. Ma l’imprevisto è sempre in agguato…

Anche se non ho letto molto di questo genere, credo che questa saga sia qualcosa di completamente nuovo rispetto a quanto è stato scritto finora. I personaggi sono inquieti e tormentati ma in modo diverso da quello che siamo abituati a vedere; vivono nel nostro mondo (siamo comunque in uno urban fantasy, ovvero in un mondo in profonda crisi) e rinunciano alla purezza, alla nobiltà d’animo, o meglio sono costretti a rinunciarvi per riuscire a rialzare la testa, a liberarsi dai loro scheletri nell’armadio, e scelgono una strada oscura per ottenere giustizia, riscatto, o semplicemente vivere in pace. In un mondo incerto: dove finalmente tanti nodi una volta coperti dalla morale comune stanno venendo al pettine; dove le certezze non sono più tali e la giustizia dei tribunali non riesce a offrire alcuna garanzia; dove la magia è costretta ad abbandonare la sua aura di incanto e leggerezza (ammesso che l’abbia mai avuta, sembra dirci l’autrice) perché la linea che separa il bene dal male non è più che un lontano ricordo, i nostri personaggi scelgono quindi l’unica strada possibile per salvare la loro umanità, quella di mettere da parte i principi e i valori del nostro mondo riuscendo a malapena a salvare quelli dell’amicizia e dell’amore filiale, almeno in parte. 
La speranza di vivere secondo le regole sembra ormai un lontano ricordo anche per i più nobili e altruisti, e l’unico personaggio che all’inizio sembra provarci è presto costretto a ricredersi. Darlington infatti durante tutto il primo episodio della saga è un campione di correttezza, “un vero gentiluomo”, “il ragazzo d’oro della Lethe”: tutto questo malgrado sia cresciuto abbandonato dai genitori nella vecchia casa di famiglia; e rappresenta un punto di riferimento per Alex, che invece si sente una reietta. Nel secondo episodio invece è costretto ad abbandonare quell’immagine di purezza e signorilità, e presto scopriremo come mai l’inferno non voglia lasciarlo andare…

Quello del rapporto con gli adulti (non solo i genitori), se vogliamo dirla tutta, è uno dei punti dolenti del romanzo. Gli adulti nelle migliore delle ipotesi sono poco affidabili, ingenui, spesso assenti; nella peggiore sono vampiri o demoni: ci vuole una determinazione davvero straordinaria, quella del titolo, per riuscire a vivere qualche momento di serenità e di fiducia. Ricorrere alla protezione della magia sembra quindi l’unica strada, anche se quella stessa magia è la ragione per cui il mondo dei vivi e quello dei morti non sono più separati come dovrebbero: e i demoni decidono di andare a cercare tra i vivi il loro nutrimento forse perché proprio tra i vivi sono maggiori il dolore e la disperazione, come se la dannazione eterna delle anime non fosse più paragonabile alla sofferenza di chi ancora cammina sulla terra…

Per concludere, una lettura molto stimolante che sotto forma di fantasy ci parla di realtà, di disillusione, di drammi quotidiani e di gioventù bruciata, se vogliamo citare i grandi classici; ma anche di riscatto, e io sono già in attesa di vedere come andrà a finire con la terza puntata. 


Alice Croce Ortega

Bardugo, fantasy, Mondadori, recensione, Urban Fantasy

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