RECENSIONE: The Kissing Booth 3 (Netflix)

Eccoci qui per parlare del terzo e ultimo film di The Kissing Booth, il finale tanto atteso di una delle rom-com di maggior successo di Netflix.

Come accade spesso nelle commedie per ragazzi, anche per The Kissing Booth il finale è stato piuttosto prevedibile. TKB segue gli schemi tipici del genere, a livello di trama non c’è nulla di particolarmente sorprendente, si sapeva già da un anno quale sarebbe stato il tema centrale del film, ovvero la scelta del college da parte della protagonista, Elle. Una storia già sentita mille volte, anche se in TKB troviamo una leggere variante, cioè l’ingrediente dell’amicizia. Di solito la protagonista si ritrova sempre davanti a un bivio: andare nello stesso college del fidanzato oppure frequentare l’università dei suoi sogni? Per Elle c’è una terza strada possibile, cioè mantenere la promessa fatta al suo migliore amico anni prima: andare insieme a Berkely. La “scelta” tra amore e amicizia è sempre stata al centro di tutte le problematiche che Elle ha dovuto affrontare nel corso della trilogia. In più occasioni la ragazza è stata costretta a scegliere tra l’amico, Lee, e il fidanzato, Noah… rischiando inevitabilmente di ferire uno dei due. Il peso della scelta si fa sentire in questo terzo film più che mai: Harvard o Berkely? Noah o Lee? Amore o amicizia? Questi sono i grandi dilemmi che la protagonista deve fronteggiare.
Elle ha un cuore troppo grande, cerca in continuazione di fare quello che gli altri si aspettano da lei, vuole accontentare sempre tutti, non è capace di dire no… insomma, per rendere tutti contenti dovrebbe riuscire a sdoppiarsi, anzi a triplicarsi. Elle prova talmente tanto a organizzare l’estate migliore della sua vita che finisce col rovinare tutto e perdere le persone che più le stanno a cuore. Elle mi è sempre piaciuta come personaggio e in quest’ultimo film l’ho apprezzata ancora di più, poiché gli sceneggiatori ci hanno dato la possibilità di scoprire il suo lato più sensibile: la ragazza si mostra sempre grintosa e allegra, ma in realtà nasconde dentro di sé un lato ben più insicuro di quanto traspare; Elle è un’esplosione di colori, ma al tempo stesso è insicurezza e fragilità, ha timore di fare la scelta sbagliata e paura di perdere le persone che più ama, di crescere e di dover dire addio al passato.

Il tema della crescita è sicuramente uno degli aspetti più importanti di questo film. Elle e Lee hanno ormai 18 anni, stanno per andare al college, per salutare i loro amici e per trasferirsi a chissà quanti chilometri di distanza, eppure fanno fatica ad accettare tutto ciò, ad accettare il cambiamento. In particolar modo Lee non vuole ammettere di non essere più un ragazzino, una parte di lui non vuole lasciare andare il passato; Lee si attacca a tutto ciò che gli dà sicurezza e che lo fa sentire protetto: Elle, la sua famiglia, la casa sulla spiaggia, la “Bucket list”… Lee si rifiuta di crescere, si rifiuta di ammettere che lui sta cambiando e che il mondo intorno a lui sta cambiando. Devo dire che in un certo senso mi sono rivista in lui: ormai a 19 anni sento che sto crescendo e che la vita mi mette davanti scelte personali non sempre facili da compiere. E più che mai in questo periodo anch’io mi ritrovo a ripensare alla mia infanzia, a quando il problema più grande era decidere cosa mangiare a merenda tra il panino con il cioccolato e il panino con la marmellata, ricordo i pomeriggi passati a giocare con le bambole e a far finta di essere una spia. Già… questo film mi ha davvero fatto provare una grande nostalgia per la mia infanzia ormai passata.

Altro ingrediente su cui vorrei soffermarmi è il personaggio di Noah. Senza ombra di dubbio è il personaggio che cambia e matura di più nell’arco dei tre film: all’inizio ci viene presentato come il tipico bad boy, tutto giacca di pelle e moto, sempre pronto a fare a pugni con qualcuno; in quest’ultimo film, invece, Noah ci appare, ormai, come un giovane uomo con i piedi ben piantati a terra. Noah ama Elle, la ama più di qualsiasi altra cosa ed è proprio questo grande amore che lo spinge a fare la scelta che compie alla fine del film, una scelta che è sicuramente espressione di maturità e consapevolezza. Per quanto mi abbia fatto scendere qualche lacrimuccia, ho condiviso la decisione presa da Noah: il ragazzo è in grado di mettere da parte i suoi desideri per permettere a Elle di compiere la scelta migliore per lei.

Così come nel secondo film, anche in questo ritroviamo Chloe e Marco. Chloe mi è piaciuta fin dall’inizio, infatti ho sempre apprezzato la sua dolcezza e la sua saggezza, qualità che emergono ancora una volta in questo capitolo conclusivo: la ragazza è sempre pronta a elargire i suoi preziosi consigli a Noah; ogni volta che l’amico ha bisogno di aiuto, lei c’è e sa sempre come guidarlo nella direzione giusta. A livello di trama, Chloe non ha effettivamente un ruolo molto importante, però, in ogni caso, devo dire che mi è piaciuta molto la dinamica tra lei e Noah. Ho apprezzato di meno, invece, il personaggio di Marco, l’ho trovato abbastanza irritante e inutile: se nel precedente film la sua storia con Elle aveva un certo senso, in questo film no, poiché Elle ha già messo le cose in chiaro con Marco, gli ha già detto che lei ama Noah e tutti noi sappiamo che Elle sceglierà sempre solo e soltanto Noah… insomma, la sua “storia” con Elle è troppo ripetitiva secondo me.

The Kissing Booth 3 non è perfetto, ha alcune sbavature che potevano essere corrette meglio; d’altra parte, dobbiamo anche ricordarci che non vuole essere un capolavoro, bensì una semplice e piacevole rom-com adatta a un pubblico giovanile o più in generale a chiunque ami rivivere le dolcezze e le amarezze che i primi piccoli grandi amori portano con sé.

Super consigliato agli amanti del genere!


Avete già visto questo film? Cosa ne pensate?

Marta

adolescenti, amore, cinema, Netflix, recensione film

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