RECENSIONE: Su e giù per le scale di Laura Gronchi

su e giù per le scaleTITOLO: Su e giù per le scale
AUTRICE: Laura Gronchi
EDITORE: self
PAGINE: 50

TRAMA (redatta da Adelaide):
Angela Ferri, sorda dalla nascita, recupera l’udito grazie a un intervento cocleare e viene assunta come portinaia presso un condominio. Ha ancora difficoltà a parlare, ma riesce a farsi capire grazie all’uso di bigliettini che tiene sempre in tasca e agli sforzi che fa per acquisire un corretto uso della parola. Ha la passione per la scrittura e così ogni condomino (o gente vista per strada) diventa un personaggio per un suo racconto.
Il libro, infatti, alterna in modo costante pagine di vita quotidiana in cui incontra, volta per volta, i diversi inquilini a pagine dove gli stessi diventano personaggi per le sue storielle. Un vero diario che chiamerà Giornale di bordo del Maniero.
Un evento increscioso capitato a una coppia di anziani coniugi le farà incontrare Felix, l’ispettore di Polizia accorso lì per il caso.

RECENSIONE

Conoscevo già la scrittura di questa autrice e anche in questo testo riscontro una gradevole scorrevolezza. Però…
Tutto si svolge a Pisa nel periodo che va dal 1° luglio 2019 al febbraio del 2020. La voce narrante scelta dalla Gronchi è quella di una giovane e sensibile sognatrice, in fondo anche un po’ infantile, che bene si sposa con l’handicap del personaggio. Ciò che purtroppo ho trovato meno convincente sono state le “storielle”, che avrei voluto più incisive e significative. In sintesi Angelica da quel minimo che vede quando i condomini attraversano l’androne – ognuno salutandola a modo proprio (chi con affabilità, chi con ritrosia e via di questo passo) – ne ricostruisce un quadretto più o meno interessante. Qualcuno riuscito meglio di altri. Ogni racconto è una micro storia centrata sul comportamento: come l’ultimo, ad esempio, dove una donna conscia della propria bellezza impone la sua superiorità guardando tutti dall’alto in basso con odiosa arroganza. Tanta frammentazione, però, porta a un’assenza di trama vera e propria o, perlomeno, questa è proprio ridotta all’osso: basti pensare che l’opera conta 45 pagine di cui metà sono dedicate alla vita reale, l’altra metà a intermezzi letterari assolutamente indipendenti l’uno dall’altro. Il finale, dove entrano in ballo i genitori di Angelica, mette un punto a tutto (e qui non posso spoilerare). Credo che il finale voglia rappresentare quell’interruzione “sul più bello” così come il nostro oggi ci ha costretti a fare con tutti i nostri progetti. Non ne sono certa, provo solo ad andare oltre ogni valutazione oggettiva cercando di interpretare gli intenti dell’autrice.
Forse questo libro ha bisogno di essere visto con occhi diversi dal lettore comune che si aspetta una storia con un conflitto da risolvere. Il titolo, ahimè, è uguale a quello di una serie televisiva e di altri due libri, uno di Isabella Peroni e l’altro di Monica Dickens. Il testo, come già detto, risulta scarno di trama, ma ugualmente gradevole rimane la lettura per la limpidezza di immagini e alcuni temi trattati.

Adelaide J. Pellitteri

 

autori emergenti, racconti, recensione

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