RECENSIONE: Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggiero di Dario Zizzo

TITOLO: Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggiero
AUTORE: Dario Zizzo
EDITORE: Montag
PAGINE: 234

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TRAMA (redatta da Adelaide):
Agilulfo è un quarantottenne che, trovandosi in una nuova condizione (non posso fare spoiler), dalla località in cui si trova decide di inviare una lettera ad Arianna, la donna che lo ha lasciato. La lettera è un lungo ricordo della sua giovinezza e, quando quest’ultima è raccontata da un adulto – pur tra le goliardate degli anni del liceo e altri aneddoti – non si può che avvertire quel senso di grande nostalgia per un tempo che non potrà mai più tornare.  

RECENSIONE

Fin da subito, intendo già a partire dal titolo alla Wertmüller, si comprende che siamo davanti a un testo inusuale e per questo originale. Non sempre a questi due termini, però, corrisponde anche l’aggettivo bello; in questo caso sì. Non sarà facile per me riportare una degna recensione: i personaggi e i riferimenti agli anni ’80 sono decine e decine, l’elenco spazia dagli attori, ai cantanti, poi canzoni, scrittori, registi, libri, opere teatrali, film, casi di cronaca, citazioni di filosofi, politici, compagni di scuola, professori, pittori, scultori, architetti… senza dimenticare i personaggi singolari che si trovano solo in certe piccole realtà.
La vita di Agilulfo si svolge a Terrasicca, paese immaginario della Sicilia, è lì che si muovono, tra gli altri, Don Nicola, Fofò Papale, Pieralba e Mimì quattru liri. Ogni singola caratterizzazione è sorprendente, fa affiorare il sorriso alle labbra del lettore. Stupisce la leggerezza con la quale l’autore usa il suo acume per approfondire la psicologia delle singole comparse, si gioisce durante la lettura per la ricchezza di vocaboli, lungo tutto il testo si avverte l’enfasi di un uomo che ricorda con dovizia di particolari gli eventi che hanno reso unici i suoi anni giovani. Ricordi che sono comuni a tutti coloro che ragazzi sono stati in quegli anni. Ci si rivede, ci si incontra, ci si immedesima, si finisce per venire risucchiati dal vorticoso carosello di quei tempi, oggi lontani più che mai. In più punti Zizzo fa un uso di tempi verbali oggi inconsueti, ma questo non fa altro che rafforzare l’idea di un tempo ormai fuori dal tempo.
Quello che potrebbe presentarsi come un monologo ha invece tutta la vivacità di un testo incalzante pagina dopo pagina, personaggio dopo personaggio. Di certo manca il classico conflitto, anche se il conflitto impregna ogni pagina, manca la risoluzione, ma se la giovinezza è andata cosa vuoi risolvere?

Questo è il periodo in cui Dio finisce di essere l’optional del quale abbiamo fatto facilmente a meno, sì! ne ho piene le palle di essere ateo, o come minimo agnostico. E d’altronde quando hai per le mani l’auto nuova della gioventù, veloce, con lo stereo dal volume a tutto spiano, Dio non lo senti nemmeno.

E non vi ho già detto che si tratta di un libro originale e bello? Io ne sono rimasta conquistata.

Adelaide J. Pellitteri

autori emergenti, recensione

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