RECENSIONE: Ritratto in seppia di Isabel Allende

TITOLO: Ritratto in seppia
AUTRICE: Isabel Allende
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 272

TRAMA:
Aurora del Valle è una giovane donna che, alla soglia dei trent’anni, deve affrontare il tradimento dell’uomo che ama. Catapultata in una situazione emotiva insopportabile, cerca di venirne a capo recuperando la memoria del suo passato e, in particolare, di alcune fasi della sua vita che le sono rimaste sempre oscure. Ripercorriamo così, a partire dalla sua nascita nel 1880, una storia avventurosa, centrata attorno al personaggio della nonna paterna, Paulina del Valle, che le apre, quasi per caso, il mondo della fotografia.

RECENSIONE

La vita è protagonista ne La figlia della fortuna: una vita burrascosa, impegnativa, emozionante e appassionata. Anche in Ritratto in seppia la vita torna a raccontarsi, e lo fa questa volta attraverso una bambina – poi giovane donna – che di nome faceva Lai Ming ma che ora è conosciuta come Aurora del Valle.

In questo libro Isabel Allende continua a narrare le vicende dei personaggi de La figlia della fortuna, seguendoli nei successivi anni della loro non proprio lineare esistenza. Aurora, infatti, è nipote di Eliza Sommers e Tao Chi’en – la protagonista del romanzo precedente e l’uomo con il quale ha scelto di condividere gioie e dolori del mondo –, ma anche di Paulina del Valle e Feliciano Rodriguez de Santa Cruz, la giovane coppia di sposi cileni che si ribellò al volere del padre di lei, scappò in California e fece una fortuna. Aurora del Valle è figlia del caso, di un “disonorevole incidente”, non per questo però viene amata di meno da tutti coloro che la circondano. E nel corso della storia sono in molti a farle da famiglia…

Aurora in sé non mi ha colpita particolarmente come personaggio, forse perché piuttosto timida, troppo silenziosa e un po’ viziata, inizialmente priva della grande carica esplosiva che invece caratterizza molti altri personaggi femminili di queste pagine.
Paulina del Valle, per esempio, è una matrona che domina il mondo dall’alto della sua intelligenza, una donna astuta, perspicace, che sa giocare le sue carte in ogni occasione e che non è disposta a farsi mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un uomo. Lo stesso vale per Eliza Sommers, che da giovane le ha passate tutte, che sa cosa vuol dire scappare per poi ritrovare una casa, che ha uno spirito avventuriero e un’anima infinitamente innamorata di Tao. Entrambe le nonne della protagonista sono dunque donne incredibilmente emancipate, fuori dal tempo in cui sono costrette a vivere, un po’ “strane”, sicuramente fuori dal comune e non facili da trovare. 
Lo stesso discorso vale per un’altra figura che viene introdotta proprio in questo volume, ovvero Nivea del Valle, una zia di Aurora. Nivea è una femminista a tutti gli effetti: scende in piazza a protestare perché lei vuole votare, si incatena ai cancelli dei palazzi governativi e infrange tutte le regole del pudore del tempo girando per il paese incinta.
Tra le tematiche femministe l’autrice tratta a lungo anche il piacere del sesso, senza il quale non può esistere una buona relazione. Il sesso è godimento, ci vuole inventiva e un po’ di audacia… e, dopo qualche delusione, lo imparerà anche Aurora…

I personaggi maschili degni di nota sono sostanzialmente tre: Frederick Williams, fedele e leale a Paulina del Valle e incantato dalla sua maestosità; Severo del Valle, “padrino” di Aurora, marito di Nivea, liberale dal cuore d’oro; Tao Chi’en, che nel libro c’è pochissimo ma che in realtà è la figura più importante della vita di Aurora. Il nonno cinese l’ha accompagnata per i primi cinque anni della sua vita, amandola all’infinito, credendo in lei e cercando di trasmetterle la sua saggezza, il suo affetto, la sua fiducia… Il celestiale era davvero una creatura celeste, un uomo compassionevole ed estremamente altruista.
Di lui Lai Ming ricorda la voce, un profumo marino e delle ombre nere… Queste ultime l’accompagnano per la maggior parte della storia e hanno un ruolo rilevante nel definire la sua identità e il suo futuro. 

La penna di Isabel Allende è attenta, emotiva e visiva; l’autrice naviga tra i luoghi e le case dei suoi personaggi, esplorando con cura passioni, sogni e incertezze.

Come La figlia della fortuna, e forse ancora di più, Ritratto in seppia è una storia di vita, un romanzo corale, un percorso da assaporare con pazienza per quanto incalzante… anche se con un personaggio centrale meno brillante del precedente libro.

Conoscete l’autrice? Vi ispira questo libro?

ALEX

donne, Feltrinelli, Isabel Allende, recensione

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