RECENSIONE: La figlia della fortuna di Isabel Allende

TITOLO: La figlia della fortuna
AUTRICE: Isabel Allende
EDITORE: Feltrinelli
PAGINE: 333

TRAMA:
Cile, 1832: Eliza viene abbandonata ancora neonata sulla soglia di casa dei fratelli inglesi Jeremy, John e Rose Sommers, che si sono trasferiti a Valparaíso. L’eccentrica Rose insiste perché la piccola cilena venga adottata ed entri a far parte della famiglia. Eliza vive tra due mondi: le viene impartita un’educazione rigidamente anglosassone, nella speranza di un futuro sereno coronato da un buon matrimonio, e al contempo le vengono fatte conoscere dalla cuoca di casa, Mama Freisa, la vitalità, la magia e la carnalità del suo popolo. Si innamora perdutamente di un giovane idealista che lavora per Jeremy, Joaquín Andieta, il quale però nel 1849, alla notizia che in California sono stati scoperti favolosi giacimenti d’oro, decide di salpare in cerca di fortuna. Eliza si mette sulle sue tracce e, assieme al medico cinese Tao Chi’en, si imbarca alla volta di San Francisco. Passa così da un’America all’altra, dove andrà alla ricerca dell’amato, tra dolore, sofferenza, speranza, fra avventurieri e banditi assetati di giustizia, sfidando sogni e sentimenti. La figlia della fortuna è la storia di molte passioni, amorose e politiche, per la terra, il mare, l’oro, per la libertà e la gioia d’esistere.

RECENSIONE

Tutti nascono con un talento speciale ed Eliza Sommers scoprì presto di averne due: un buon naso e una buona memoria. Con queste parole viene introdotta la protagonista del libro, Eliza Sommers appunto, una chilenita che nel 1832, poco più che neonata, è stata accolta in casa Sommers.
I Sommers – due fratelli e una sorella – sono una famiglia della ricca borghesia inglese, trasferitasi in Cile qualche anno prima dell’inizio degli eventi narrati. Così Eliza trascorre i primi 17 anni della sua vita sospesa tra l’educazione inglese e raffinata insegnatale da Miss Rose e il mondo tradizionale e magico mostratole da Mama Freisa, un’india che si occupa della casa. La prima parte del libro segue l’infanzia della bambina e l’accompagna poi alla scoperta della femminilità e dell’amore.
Bella fregatura, bambina, adesso ti cambierà il corpo, ti si annebbieranno le idee e qualsiasi uomo potrà fare con te quel che gli pare, l’avvisa Mama Fresia alla comparsa del menarca. A nulla servono però le sue parole… perché poco tempo dopo Eliza incontra Joaquin Andieta, un povero “bastardo” cileno, un idealista tra il romantico e l’illuminista ma senza un soldo, del quale si innamora perdutamente. Il sentimento per Joaquin la porterà ad abbandonare il Cile e a vagabondare per lo stato della California, la nuova El Dorado dell’Ottocento, dove Joaquin è emigrato in cerca di fortuna.

La protagonista delle vicende in teoria è Eliza, eppure io non ne sono pienamente convinta: secondo me la vera protagonista della storia è la vita stessa. Eliza è un pretesto per raccontare gli intrecci e gli incastri delle vite di decine di persone diverse, persone che hanno poco o nulla in comune ma i cui destini a volte si congiungono inevitabilmente e altre si sfiorano appena.
Eliza è una persona che cresce, sia fisicamente che spiritualmente: nel corso della sua avventura diventa uomo, cinese, muta, prepara torte e empanadas, suona il piano insieme a una banda di meretrici, cura i malati, salva le prostitute… Vive mille vite in una sola, sperimenta se stessa, indaga il mondo. Il desiderio per Joaquin presto si trasforma in desiderio di scoperta, di libertà senza confini. E quale miglior luogo della California del tempo per vivere tutto ciò? Un posto che è di tutti e di nessuno, un mondo duro, violento, ma anche selvaggio e privo di inutili restrizioni sociali. Un mondo nuovo, da costruire e in cui costruirsi da capo.

Isabel Allende descrive i luoghi del racconto, il Cile prima e la California poi, con incredibile sincerità e accuratezza, non tralascia alcun dettaglio e permette al lettore di immergersi profondamente nel romanzo. L’autrice ci tiene a mettere in luce pregi e difetti di ogni ambiente narrato e delle società che ospitano la protagonista. In alcuni momenti le descrizioni delle pratiche più sconvolgenti – alcune ridicole, altre estremamente cruente – mi hanno ricordato Candide di Voltaire; non so se fosse questa l’intenzione dell’autrice, però io ho trovato piuttosto efficace il risultato: la critica al razzismo, alla violenza, al bigottismo e a ogni sorta di discriminazione colpisce ancora di più grazie a questa messa in mostra dell’assurdo.

Il personaggio che ho preferito è, senza ombra di dubbio, Tao Chi’en, un medico cinese che condivide con Eliza buona parte delle sue intricate avventure. Tao è curioso, assorbe conoscenza come una spugna, ama imparare e vorrebbe apprendere sempre cose nuove; è pratico, tranquillo, pacato e – eccezion fatta per qualche occasione – riflessivo. Tao è un medico nel senso più alto del termine, visto che vive per aiutare, per salvare gli altri. Non è perfetto, in quanto essere umano anche lui commette degli errori e ha dei vizi, eppure è continuamente diretto verso il miglioramento di sé. Il rapporto tra lui ed Eliza scalda il cuore, è la forma di amicizia più pura, priva di doppi fini, intensa e profonda… un’amicizia che piano piano cresce, senza bramosia, con passione.
Seguendo Tao – alcuni capitoli ripercorrono le sue origini – abbiamo modo di ampliare ulteriormente il nostro orizzonte, conoscendo anche la Cina della Guerra dell’Oppio e le tradizioni del suo popolo. Tra i temi che l’autrice può trattare grazie a Tao vi sottolineo soprattutto la prostituzione, una tematica che ricorre spesso nel testo in diverse forme e che con Tao si sofferma in particolare su quella che oggi definiremmo “prostituzione minorile”.

La figlia della fortuna non è una storia d’amore – o meglio, forse verso la fine lo diventa anche – bensì una storia di vita, una ricerca della propria libertà e di se stessi. Alcuni temi trattati (come il razzismo, la cupidigia e lo sfruttamento della prostituzione) sono ancora orribilmente contemporanei e reali. Questo libro è una buona occasione per abbandonarsi a una penna esperta e coinvolgente, che saprà accompagnarvi in un percorso di storie avvincenti e ottimi spunti di riflessione.
Lettura caldamente consigliata.

Conoscete l’autrice? Vi ispira questo libro?
Fatemi sapere cosa ne pensate 🙂

ALEX

Feltrinelli, Isabel Allende, recensione

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