RECENSIONE: Quando parlerò di te di Nicola Accordino

TITOLO: Quando parlerò di te
AUTORE: Nicola Accordino
EDITORE: self
PAGINE: 194

TRAMA:
Cerchi il solito male to male con scene piccanti e bellocci in prima di copertina? Questo non è il libro per te.
Qui troverai l’Amore raccontato, vissuto, sentito. Un Amore che graffia, che lascia i segni, che perdona ma non dimentica. Troverai un uomo, un padre, un figlio che soffre, che cade e si rialza. Troverai tanto su cui piangere, ridere e riflettere. Questo non è un libro per cuori pavidi o stomaci deboli. Questo è un libro per chi sa essere empatico e sopportarne il peso.
Segui Matteo in questo viaggio attraverso sé stesso e le sue debolezze, per giungere alla sua stessa conclusione: l’Amore è l’unica cosa per la quale valga la pena vivere e lottare.
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RECENSIONE

Matteo è un uomo affranto, anzi infranto: frantumato. Il suo cuore è in mille pezzi e la sua anima vaga sperduta in una selva oscura, in un oblio di dolore e rimpianti. Forse non se ne sarebbe mai dovuto andare, forse avrebbe dovuto lottare di più, forse avrebbe dovuto insistere, rimanere a tutti i costi. Per George, per suo figlio. Invece ha scelto di errare, vagabondare, migrante in continuo esilio, straniero anche nella sua casa e per la sua famiglia…

La storia di Matteo – italiano, trasferitosi a Monaco di Baviera e dopo tante peripezie tornato in patria – colpisce per il susseguirsi di drammi che sconvolgono la sua esistenza e che spezzano la sua resistenza e la sua speranza. La sua è una storia di amore e di famiglia che, per molto tempo, non va nella direzione giusta; dietro ai molti rifiuti che subisce nella vita c’è sempre la stessa incapacità di accettare il diverso, lo stesso bisogno sociale di imporre la “normalità” a tutti: suo padre non ha mai accettato la sua omosessualità e il suo stesso compagno vive con profonda vergogna (per non dire orrore) la propria natura e il loro amore. Quello raccontato da Accordino è un mondo in cui accettarsi e farsi accettare sembra una sfida insormontabile, che richiede enorme pazienza, nonché coraggio, e che potrebbe opprimere chi si ritrova solo e senza supporto alcuno. Per fortuna del protagonista, lui solo non lo è mai stato per davvero – nonostante spesso si sia sentito tale: al suo fianco non sono mai mancati suo fratello e la sua migliore amica, Fabio e Beatrice (ora sposati), sostegni insostituibili, empatici e sempre disponibili per un consiglio. 
Devo ammettere di aver profondamente detestato il protagonista in alcuni momenti del libro, ovvero in quei tratti in cui assume un atteggiamento passivo nei confronti della vita, quando decide di lasciarsi trasportare dalla corrente senza più cercare di controllare la direzione della sua esistenza. Perché, se è vero che non possiamo esercitare controllo totale sul nostro futuro, possiamo e dobbiamo quantomeno cercare di dare sempre il meglio di noi. Dunque è stato piuttosto interessante osservare discese e risalite di Matteo nel corso della storia, nonché l’evolversi della sua relazione con Martin e George (l’uomo di cui è innamorato e suo figlio).

La figura di Cleo, la madre di George (non vi spoilero dettagli sul rapporto George-Martin-Cleo) mi è parsa quella meno verosimile del libro, non tanto per la cattiveria che dimostra in alcune situazioni, quanto piuttosto per la piattezza emotiva che spesso la caratterizza: assomiglia molto alla matrigna malvagia delle fiabe, non presenta sviluppi o sfaccettature psicologiche, e questo secondo me stona nel complesso del romanzo.

Altro elemento che non mi ha particolarmente convinta è l’uso continuo del passato remoto: sia i fatti del presente che i flashback sono narrati con lo stesso tempo verbale e questa scelta, a mio parere, appesantisce il testo, allontanando dal lettore il personaggio di Matteo. Insomma, la sua crescita e la sua maturazione paiono confinate in un tempo passato ormai superato… Mi sarebbe piaciuto poterle percepire come più vicine a me, in itinere e non già concluse.

Nell’insieme giudico Quando parlerò di te un testo ragionato, che raggiunge il suo scopo per quanto riguarda i messaggi trasmessi; forse è un po’ debole a livello emotivo: con qualche modifica formale e nei dialoghi coinvolgerebbe di più.

Cosa ne pensate? Vi ispira?

Alex


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