RECENSIONE: Psychological tarots di Michela Principe e Evelyn

TITOLO: Psychological tarots
AUTRICE: Michela Principe
ILLUSTRATRICE: Evelyn 
EDITORE: Self
PAGINE: 51

TRAMA:
Illustrazioni magiche che vi accompagneranno verso il percorso di consapevolezza di cui i tarocchi sono maestri. Si parte dalla follia individualista della carta 0 fino alla consapevolezza della totalità del Mondo, la carta 21.
*non parlerò di lettura delle carte ma di interpretare ogni carta dal punto di vista psicologico. E tu in che punto del percorso sei?

RECENSIONE

Come commentare questo libricino?
Partiamo col dire che si compone di due anime.
La prima riguarda la spiegazione di ogni carta dei tarocchi, che cerca di porre enfasi sulla personalità di chi si sente rispecchiato da una delle 22 carte “magiche”. La seconda è poi l’interpretazione artistica di ogni carta ad opera dell’illustratrice, @evelyn_artworks

Partiamo dal presupposto che io non credo alla magia né tantomeno alla possibilità di prevedere il futuro. Conosco però il potere della suggestione che certi temi e certe “profezie” sono capaci di creare nelle menti delle persone. La magia, a mio avviso, non è proprietà delle cose del mondo o di specifiche persone ma è proprietà del nostro cervello. Spesso quest’ultimo è infatti incapace di distinguere tra reale e fittizio (tantoché non riconosce la differenza tra esperienze reali e quelle vissute attraverso medium come la lettura, il cinema o i videogiochi una volta che vi si è immerso) e che spesso si inganna nello spasmodico tentativo di dare un senso alla realtà, cadendo sistematicamente in trappole per via delle stesse regole che usa per l’interpretazione e la ricostruzione del mondo: si vedano, ad esempio, le illusioni ottiche: base delle magie dei prestigiatori.
Il nostro cervello così razionale (noi ancora siamo illusi di ciò) è il più potente, per usare un termine fantasy, catalizzatore magico del mondo.


Ma andiamo con ordine.

Cerchiamo quindi di capire a grandi linee: cosa sono i tarocchi? Qual è la loro storia? E come vengono usati?
I tarocchi sono dei mazzi di carte, che si compongono di due parti: i cosiddetti “arcani minori” – che, per intenderci, sono le 56 carte dei mazzi da gioco, divise in 4 semi etc. – e quelli chiamati “arcani maggiori”, ossia le 22 carte raffiguranti specifici simboli o icone riportanti i trionfi e la carta della morte.

La loro storia non è chiara. Diverse fonti attribuiscono a queste carte origini estremamente variegate. Dalle usanze dell’antico Egitto, alla Cabala ebraica fino alla lontana Cina. Ci è però noto che la loro diffusione come mazzi da gioco, per i giochi di presa, parrebbe essere nata in Italia settentrionale da dove poi si sono diffuse in tutta Europa tra il XV e il XVIII secolo. In realtà per i primi secoli dalla loro diffusione non ci sono fonti di un utilizzo dei 22 trionfi in rituali di natura esoterica. Le carte costituivano piuttosto dei passatempi nelle corti europee in cui venivano usate per comporre frasi basandosi sui significati delle raffigurazioni pescate.
A partire dal Cinquecento iniziano a diffondersi sempre più componimenti che si rifanno al loro significato simbolico. La diffusione come oggetti “esoterici” è quindi probabilmente posteriore al XVI secolo, quando si sono diffuse anche al di fuori delle corti nobiliari.
I tarocchi sono usati nella cartomanzia. Vengono letti e interpretati con diversi fini, dal banale “prevediamo il futuro” al più articolato “risveglio interiore e comunicazione profonda con l’anima”. Essi vengono fatti pescare e interpretati a seconda di cosa compare e in che ordine.

Oltre alla loro storia, sicuramente sono oggetti che hanno avuto su molti un indubbio fascino tantoché in diversi si sono interessati ai significati attribuiti nella storia a tali figure.
Vi riporto un esempio a me abbastanza vicino.
Uno dei prosecutori post Freud della psicoanalisi (anche se lui preferiva identificarla con il termine psicologia analitica), Carl Gustav Jung, li riteneva importanti strumenti di analisi dell’inconscio collettivo, l’inconscio che secondo l’autore (contrapponendolo all’inconscio individuale freudiano) è condiviso da tutti gli uomini e sarebbe tramandato agli uomini dagli antenati attraverso gli archetipi. Evitando di addentrarci eccessivamente nella visione junghiana, vi basti sapere che egli aveva dato grande importanza agli arcani maggiori, tanto da dire: «Esse sono immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti. Esse si combinano in certi modi, e le differenti combinazioni corrispondono al giocoso sviluppo degli eventi nella storia dell’umanità».
Insomma a Jung piacevano molto.

Si può essere in accordo o in disaccordo con tale visione, e personalmente non mi trovo molto in linea in generale con gran parte delle affermazioni più spinte della psicologia dinamica. Tuttavia è da questi presupposti che parrebbe muovere le mosse  il testo scritto da Michela Principe. Nelle pagine descrive infatti il percorso e lo sviluppo della personalità che si lega a ciascuna delle carte. Niente metodi di lettura, niente predizioni strane, semplicemente un tentativo di interpretare un possibile significato simbolico dietro a ciascuna carta, legato a disposizioni archetipiche del comportamento e della personalità.

In questo senso le descrizioni risultano abbastanza scorrevoli e ben scritte, anche se visto il tipo di copia che abbiamo avuto modo di visionare si riscontrano imprecisioni nella forma e soprattutto nell’impaginazione (nulla comunque che una revisione accorta non possa sistemare e che spero vivamente sia stata fatta per la versione Kindle venduta su Amazon).
Le descrizioni sono, in altre parole, molto legate a una visione particolare della psicologia (più vicina a quella ingenua) e poco o per nulla legate invece a un testo critico che fonda le sue radici in una psicologia scientifica.
Per quanto questa mia ultima critica lasci il tempo che trova, vista la chiara direzione che prende il testo.

Volendo ancorare il testo all’aggettivo “psicologico”, da studente della disciplina mi sarei aspettato una lettura che cercasse maggiormente di radicarsi nelle teorie della psicologia, soprattutto quella della personalità, magari riferendosi a teorie derivate dalla psicologia positiva come, ad esempio, il modello delle “Character strenghts and virtues” ideata da Seligman e Peterson nel 2004. Quest’ultima propone di valutare le personalità individuali anche alla luce delle cosiddette virtù nucleari, identificate attraverso ricerche cross culturali come universali e quindi ugualmente riconosciute in tutte le culture del mondo.
Il modello propone quindi 6 virtù nucleari alle quali corrispondono 24 punti di forza a esse correlate. La cosa interessante del modello è che a differenza delle teorie dei tratti (i quali sono innati e poco o per nulla frutto di apprendimento e/o soggetti a modifica) qui si sostiene come le virtù siano di fatto non solo disposizioni innate degli individui, ma come esse siano anche frutto di apprendimento, allenamento e dedizione. 
In questo ritengo che il modello avrebbe potuto essere un utile strumento psicologico nell’analisi proposta dal testo, visto lo sviluppo che delinea e i numerosi punti di contatto tra i tarocchi, virtù nucleari e alcuni punti di forza.

Qui sotto riporto un’ immagine che riassume le 6 virtù e le 24 forze.


Passiamo ora alla seconda anima di cui questo testo si compone: i tarocchi. Il testo infatti propone al suo interno anche una rilettura in chiave moderna dei 22 arcani maggiori, disegnati da evelyn_artworks.

Che dire dei disegni… Sono nel complesso buoni, con alcune reinterpretazione veramente degne di nota (quella degli amanti su tutte), tuttavia accanto a questi gioielli ci sono anche dei disegni meno ispirati che vanno dal semplice scontornamento un po’ raffazzonato (la carta del matto) alla perdita della forma e delle proporzioni degli arti umani (e mi riferisco SOLO al disegno dell’appeso. Ottimo nella metà inferiore, ma nella parte superiore si perde la forma e la proporzione di gambe e glutei della donna raffigurata). Anche questo potrebbe essere che il tutto sia dovuto solo alla versione che ho visionato, la quale potrebbe aver avuto al suo interno versioni non definitive e ancora “work in progress” dei disegni, lo capirei tranquillamente.
Tutto sommato posso riassumere dicendo che i disegni sono piacevoli e reinterpretano le carte in modo moderno (forse anche troppo, ma questa è una mia opinione personale). Piercing e tatuaggi dominano i corpi e i visi dei protagonisti e delle protagoniste di questi tarocchi.
Il mio più grande dubbio risiede però nel fatto che le carte a cui ci si ispira traggono proprio dalla classicità delle figure rappresentate parte del loro indubbio fascino: la scelta di una rilettura tanto radicale mi ha lasciato un po’ stranito. Questo però è un mio gusto personale che non inficia la valutazione globale del lavoro.

Quindi a chi consiglio questo libro?
Personalmente lo consiglierei a chi desidera sapere qualcosa di più sui tarocchi ma senza essere catturato eccessivamente dalla dimensione esoterica, insomma a chi vi si vuole approcciare in modo “soft”. Non dimentichiamoci anche il valore artistico dei disegni contenuti all’interno: il suggerimento va quindi a chi ama uno stile di disegno estremamente moderno e particolare.

Il mondo dei tarocchi vi affascina? Vorreste leggere questo libro?

Emme


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