RECENSIONE: Non c’è più scampo di Agatha Christie

TITOLO: Non c’è più scampo
AUTRICE: Agatha Christie
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 240

TRAMA:
In una località sperduta della Mesopotamia alcuni archeologi lavorano per riportare alla luce le rovine di un’antica città. Louise Leidner, la bellissima moglie del capo della missione archeologica, è ossessionata da oscure visioni. Quasi tutti i suoi compagni la considerano malata di nervi ma forse, nel passato della donna, si nasconde veramente qualcosa di terribile, qualcosa o qualcuno che vuole portare a termine una tremenda vendetta. La tensione sfocia infine in un orrendo delitto, che solo Poirot riuscirà a spiegare.

RECENSIONE

Sono gli anni Trenta e siamo in Iraq – in Mesopotamia, la terra tra i due fiumi, come sottolinea anche la Christie con il titolo originale di quest’opera, ovvero Murder in Mesopotamia. Le vicende sono narrate da Amy Leatheran, un’esperta infermiera assunta dall’archeologo di fama mondiale Eric Leidner; la moglie dell’uomo, Louise, sembra infatti soffrire di un esaurimento nervoso: è sempre agitata, vede strane facce alla finestra, ha l’impressione di essere sempre in pericolo e teme che qualcuno la voglia uccidere. Nessuno prende sul serio le preoccupazioni della signora… finché non viene trovata morta, uccisa da un violento colpo in testa. E a questo punto interviene Poirot, che come sempre si trova nel posto giusto al momento giusto.

Le prime pagine del romanzo sono dedicate, come è frequente nei libri della Christie, alla presentazione di tutti i soggetti coinvolti. La spedizione archeologica – fulcro dell’attenzione del lettore e poi di Poirot – è composta da nove membri: Eric Leidner, il capo; Anne Johnson e Richard Carey, collaboratori di vecchia data del professore; Joseph Mercado e la moglie Marie; Bill Coleman, David Emmott e Carl Reiter, gli acquisti più recenti del gruppo. Ognuno di loro è descritto in modo dettagliato nei propri tratti essenziali, così che per il lettore sia facile fin da subito farsi un’idea sul loro conto: il professore Leidner ama il suo lavoro e l’unica cosa che adora di più è sua moglie Louise; mademoiselle Johnson e monsieur Carey sembrano non avere un ottimo rapporto con la moglie del capo, forse sono un po’ gelosi del fatto che ora lui ha occhi solo per lei; il signor Mercado sembra svampito e sua moglie pare fin da subito una vipera velenosa; gli altri tre sono giovani e con caratteri variegati, ma nessuno spicca in modo particolare. Ai membri della spedizione si aggiungono altri personaggi, che vanno a completare il quadro dipinto dall’autrice. Nelle sue opere infatti non mancano mai un dottore (in questo caso Reilly), un poliziotto (Capitano Maitland, capo della Polizia di Hassanié) e una bella ragazza ribelle (Sheila, la figlia del dottore). Conosciamo tutti questi personaggi attraverso gli occhi e il giudizio, non sempre imparziale, della narratrice. Poirot ha infatti sempre bisogno di una spalla, di un assistente che possa aiutare il lettore nel seguire i passi dell’investigatore, a “stare sul pezzo”; l’assistente, insomma, è un’incarnazione di noi lettori, che possiamo essere più o meno brillanti, cogliere qualche indizio in più o in meno, ma che mai riusciamo a eguagliare l’unico e inimitabile Hercule Poirot.
In quest’opera il detective non è una presenza invasiva, lascia volentieri all’infermiera il ruolo di guida, limitandosi ad aggiungere qualche dritta qua e là e stupendo tutti, come sempre, quando fornisce la soluzione finale.

Il delitto raccontato è una varietà del prototipo di omicidio nella camera chiusa: Louise Leidner può essere stata uccisa solo da qualcuno che è passato dalla porta della sua camera, il quale può essere entrato solo dal cortile, nel quale poteva arrivare solo passando dall’arco di ingresso. Ma questi spazi erano sorvegliati e nessuno ha visto nessuno passare da nessuna parte. E allora come l’hanno uccisa la signora?
Al rompicapo nel presente si aggiunge anche un mistero del passato: Louise Leidner, poco più che ventenne, si sposò con un uomo, tal Frederick Bosner, che durante la guerra tradì il proprio Paese per aiutare la nemica Germania; egli fu denunciato dalla moglie e condannato a morte. Il passato, tuttavia, non è “morto e sepolto” e torna a perseguitare la signora con delle misteriose lettere… Insomma, l’omicidio è tutt’altro che facile da sbrogliare.

Questo romanzo, come quasi tutti i libri della Christie, sa tanto di lei e di un mondo che non esiste più: i gialli della Christie sono storie spruzzate di colonialismo, qualche sfumatura di ingenuo razzismo, il senso di superiorità degli inglese e la diffidenza nei confronti degli stranieri – categoria nella quale rientra anche Poirot, e ragione per cui egli spesso viene mal visto da altri personaggi; la società oscilla tra perbenismo, rigidità e qualche vena di ribellione incarnata dai più giovani; l’Iraq raccontato è solo un lembo del grande impero britannico, un angolo di terra esotica, affascinante ma inferiore… Questi sono tutti elementi che chiaramente collocano temporalmente l’opera molto lontana dalla contemporaneità, ma che al tempo stesso contribuiscono a dare fascino a tutte le pagine dell’autrice.

Concludo con un’ammissione di colpa: ho letto questo romanzo solo dopo aver visto il corrispondente episodio della serie con David Suchet, quindi non ho avuto il piacere della rivelazione finale. Devo anche ammettere di aver preferito la presenza più massiccia di Poirot nella puntata televisiva rispetto alla leggerezza con cui interviene nel libro. Questi, però, sono gusti personali… Oggettivamente, invece, Non c’è più scampo è un buon giallo, con un mistero astruso e uno stile estremamente piacevole: Agatha Christie è indubbiamente una maestra del crimine e Poirot non manca mai di stupire con la sua ineguagliabile combinazione di brillantezza e goffaggine. Romanzo consigliato per passare un rilassante pomeriggio davanti al camino e al contempo allenare le proprie “celluline grigie”.

Amate Agatha Christie? Avete letto questo libro? Cosa ne pensate?

ALEX

giallo, mistero, Mondadori, Poirot, recensione

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