RECENSIONE: Nell’addio di Federico Larosa
TITOLO: Nell’addio
AUTORE: Federico Larosa
EDITORE: Merlino Edizioni
TRAMA:
Edoardo, studente universitario poco più che ventenne, per mantenersi agli studi lavora come commesso presso un negozio di abbigliamento; attraverso una chat di incontri per omosessuali conosce Alessandro, un uomo di quarant’anni, istruttore di fitness e, occasionalmente, attore di fiction. Dopo lo scambio di alcuni messaggi, i due decidono di incontrarsi. L’appuntamento farà scattare l’interesse dell’uno per l’altro e, a breve, la frequentazione diventerà più assidua e coinvolgente. Edoardo, che non ha mai rivelato alla propria famiglia di essere gay, è alle sue prime esperienze ed è terrorizzato dall’idea di contrarre malattie legate al sesso, pertanto la relazione si trascina tra serate e carezze ma nulla di più. Alessandro avrà pazienza e rispetto per Edoardo? Nonostante lo desideri con tutto se stesso ne accetterà la volontà? Nella quotidianità di Edoardo ci sono Giorgia, amica e collega di lavoro, combattuta per un segreto che si porta dietro da anni, e Marcello, autista del bus notturno che Edoardo incontra spesso al rientro dalle sue serate e con il quale intrattiene interessanti conversazioni. Poi ancora la madre e la sorella.
RECENSIONE
Devo ammettere che non è stato facile per me lasciarmi prendere da questo libro, non mi riferisco tanto alla storia quanto alla scrittura. Apprendo che l’autore, Federico Larosa, alla sua opera prima, è un giornalista e forse proprio la limpidezza delle frasi e la chiarezza delle descrizioni mi hanno tolto un po’ di quella magia che personalmente cerco leggendo un romanzo, soprattutto quando il nodo principale è costituito dai sentimenti (come dire: tutto troppo semplice).
Ho inoltre notato che tono e linguaggio usati rimandano quasi esclusivamente al personaggio Edoardo – sembra la sua voce, la sua e soltanto la sua – perciò, se la storia fosse stata narrata in prima persona forse, e ribadisco forse, la voce narrante avrebbe avuto più presa.
Durante la lettura mi sono poi chiesta come mai il narratore raccontasse tutto (oltre che di Edoardo) di Giorgia e di Marcello, e nulla di Alessandro. Fuori dalle scene in cui è effettivamente presente, infatti, Alessandro sembra non avere vita propria.
Tutti i personaggi per il resto sono ben descritti, buono anche il loro interagire con Edoardo.
Alcune scene (come quella delle candele… ma non faccio spoiler) mi hanno lasciato qualche perplessità; anche alcune “inquadrature”, come quella in cui sono presenti Edoardo, la madre e la sorella, le ho percepite piuttosto sbrigative, senza vera tensione (anche qui: tutto troppo semplice).
Sono dovuta arrivare alla fine del romanzo per sentire finalmente l’impeto trascinatore che avrei voluto avvertire anche in più punti, qua e là lungo il testo. Proprio in calce al romanzo ho potuto cogliere tutto il “non detto”, l’esasperazione di Alessandro, il suo vissuto. Poche frasi urlate ma che raggiungono il lettore in pieno viso. Nello stesso finale ho trovato un Edoardo più coinvolto, combattuto e sincero.
In conclusione, sento di potere affermare che Nell’addio si riscatta bene e totalmente nel finale, lasciando il lettore nel complesso soddisfatto.
Adelaide J. Pellitteri
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Benedetta
Non conosco, bella recensione, grazie
Alessio
Interessante, lo acquisterò, grazie!
Federico Larosa
Buona sera, sono l’autore del libro. Innanzitutto grazie al blog e ad Adelaide per aver letto e recensito il mio primo romanzo. Fermo restando che rispetto qualsiasi recensione che esprima opinioni in maniera educata e rispettosa, come questa, non posso esimermi dal fare alcune osservazioni che rappresentano il punto di vista dell’autore e quindi di sicuro interesse per i lettori e per il recensore stesso.
Nella recensione si parla di “limpidezza delle frasi e la chiarezza delle descrizioni” che a mio avviso sono due elementi positivi che rappresentano una capacità nonostante io non scriva e non abbia scritto in questo modo per fare sfoggio di chissà quale abilità: in realtà ho cercato di essere: più chiaro possibile nella composizione delle frasi prorpio perchè nella mia scrittura abituale sono in verità un po’ contorto; e minuzioso nelle descrizioni perchè per me erano una novità e volevo provare a me stesso di essere capace di descrivere situazioni e ambienti (nei corsi di scrittura ci sono intere lezioni su questo).
Si dice ancora che “tono e linguaggio usati rimandano quasi esclusivamente al personaggio Edoardo – sembra la sua voce, la sua e soltanto la sua – perciò, se la storia fosse stata narrata in prima persona forse, e ribadisco forse, la voce narrante avrebbe avuto più presa.” Edoardo è il protagonista del romanzo, senza dubbio, ma il narratore è un narratore onniscente, esterno alla vicenda narrata, che conosce i pensieri e le azioni di tutti, e questo si evince dalle pagine del romanzo in cui Edoardo non è presente, nei capitoli quindid edicati a Marcello, a Giorgia, alla madre e alla sorella di Edoardo: non sarebbe stato possibile dare voce in questo modo agli altri personaggi del libro se, come suggerisce il recensore, la storia fosse stata narrata in prima persona. Il narratore conosce tutto anche di Alessandro, l’unico personaggio che non appare se non in presenza di Edoardo e questo per una precisa scelta autoriale e credo che arrivando fino alla fine del libro si possa facilmente capire il motivo di questa mia scelta.
Mi piacerebbe che il recensore approfondisse questa affermazione “Alcune scene (come quella delle candele… ma non faccio spoiler) mi hanno lasciato qualche perplessità”; vorrei capire quali sono le perplessità per intavolare una discussione costruttiva (soprattutto per me). E mi dispiace che chi recensisce abbia percepito come “sbrigative e senza tensione alcune inquadrature, come quella in cui sono presenti Edoardo, la madre e la sorella” (immagino nel capitolo “Coming Out”) contrariamente a quanto invece mi hanno testimoniato molti lettori, per fortuna, perchè credo che la speranza di un autore sia sempre quella di toccare nei lettori le stesse corde che lo hanno mosse.
Sono felice per come si conclude la recensione: “Sono dovuta arrivare alla fine del romanzo per sentire finalmente l’impeto trascinatore che avrei voluto avvertire anche in più punti” e ancora “In conclusione, sento di potere affermare che Nell’addio si riscatta bene e totalmente nel finale, lasciando il lettore nel complesso soddisfatto.” anche se avrei preferito che il recensore si sentisse trascinato almeno per la maggior parte del romanzo.
Infine, vorrei dire che non scrivo queste righe per criticare la recensione o per polemizzare ma solo per chiarire il mio punto di vista e il motivo di alcune mie scelte che magari possono essere d’aiuto al recensore per comprendere meglio.
Concludo ringraziando nuovamente lo spazio concesso dal blog a me e al mio esordio letterario.