RECENSIONE: L’amico ammucciato di Paola Baia

TITOLO: L’amico ammucciato
AUTRICE: Paola Baia
EDITORE: Scatole parlanti
PAGINE: 242

TRAMA (redatta da Adelaide):
Ambientato nella Sicilia degli anni Sessanta, ripercorre le vicissitudini di una nobile famiglia, quella del barone Contiforte. Tutto comincia con la sparizione del piccolo Alfredino, terzo figlio e unico maschio, con problemi mentali. Intorno a questa vicenda si sviluppano gli eventi. La storia rimanderebbe piuttosto alla vecchia nobiltà di fine Ottocento: c’è la masseria (antica tenuta di famiglia) mandata avanti dagli operai, la scuderia affidata allo stalliere (Carmelo, figlio dell’autista del barone), c’è la servitù di casa e c’è il barone con i soliti vizi (gioco d’azzardo e prostitute). Ciò che ne fa un romanzo con una certa particolarità è proprio l’ambientazione negli anni Sessanta, gli anni del cambiamento, caratterizzati, in questo caso, dall’automobile che sostituisce la carrozza e da Agata, la figlia del barone, che esce decisamente dai soliti cliché (non aggiungo altro per non svelare troppa trama).

RECENSIONE

Nel recensire questo grazioso romanzo mi piace mettere subito in evidenza la struttura organizzativa del testo. La suddivisione in brevi capitoli, composti da tre o quattro pagine, infatti, rende la lettura particolarmente agevole. Piacevole anche lo stile dell’autrice, alla sua ennesima pubblicazione.
I personaggi forse non sono originalissimi, come già detto, ma la collocazione negli anni Sessanta dà una marcia in più, almeno alla figura che emerge per la sua singolarità, la bella Agata.
Il personaggio che il lettore, invece, amerà incondizionatamente sarà di certo quello di Carmelo. Le storie del romanzo (giacché sono diverse) si sviluppano principalmente intorno all’amicizia che ha legato nell’infanzia Carmelo al piccolo Alfredino. Il baronetto veniva affidato a lui per farlo svagare: Carmelo lo portava a cavalluccio sulla schiena, giocava con lui in mille modi, gli raccontava storie, senza mai potere capire, però, se il baronetto, privo della parola, apprezzasse o meno. Mai un sorriso, mai un accenno di assenso o di diniego, nessuna emozione. Gli voleva bene Carmelo e il filo che li legava non si spezzerà mai. Lo stalliere, sensibile e intelligente, ha anche ereditato dal nonno una qualità che, a detta del nonno stesso, sarà meglio non far sapere in giro…
La scomparsa del baronetto dà al romanzo i toni del giallo, e la voglia di sapere cosa è davvero accaduto stimola la lettura.
In conclusione si tratta di un romanzo godibile e con un buon intreccio riguardo all’evento principe.

Adelaide J. Pellitteri

autori emergenti, recensione, Sicilia, storia

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