RECENSIONE: In cerca di me di Sumaya Abdel Qader

TITOLO: In cerca di me
AUTRICE: Sumaya Abdel Qader
EDITORE: Mondadori 
PAGINE: 256

TRAMA:
La testa di Fairùz è piena di domande, le domande tipiche di ogni tredicenne, ma anche quelle di una giovane musulmana che vive insieme alla sua famiglia in un quartiere multiculturale di Milano. E un tema assegnato dalla prof di italiano le porta tutte a galla: chi sono io? Che cosa fa di me una ragazza italiana e che cosa una ragazza di origini arabe? Perché non posso essere entrambe le cose? Perché le persone ci danno delle etichette invece di provare a conoscerci? Quando un’associazione culturale propone ai ragazzi del quartiere di fare gruppo e realizzare insieme un murales, non tutti reagiscono allo stesso modo, perché non tutti hanno ancora capito che la diversità è una ricchezza, e ad alcuni, come alla banda di Mario – il bullo che sembra capace di interagire con gli altri solo attraverso commenti razzisti -, la diversità fa molta paura. E non tarda a dimostrarlo…
Attraverso lo sguardo di una protagonista irresistibilmente genuina e curiosa, Sumaya Abdel Qader ci racconta, con la consapevolezza di chi le ha vissute in prima persona, le sfide e le paure, ma anche le opportunità e la bellezza che la multiculturalità ci offre.

RECENSIONE

La terza media sta per iniziare e la professoressa Maria (è il cognome, come chiarisce subito la protagonista) ha chiesto ai suoi alunni di scrivere un tema per raccontare se stessi e la propria famiglia. Questa richiesta manda Fairùz, voce narrante e personaggio principale di questo libro, un po’ nel pallone: come può spiegare la sua storia senza risultare troppo “strana”? Da dove partire? Cosa la definisce di più? Eh già, perché la sua identità non è chiarissima nemmeno a lei: italiana di origini arabe (il papà è giordano, la mamma palestinese ma nata in Kuwait…), musulmana, un po’ timida, il suo nome significa turchese (come il colore e la pietra), ha un fratello, due sorelle (una molto gentile, l’altra non troppo)… quali di questi elementi sono più importanti? Tutto il libro è un viaggio alla scoperta di se stessa, un percorso per rispondere alla domanda “chi sono io?”.
L’autrice ha sviluppato molto bene questa tematica principale, affrontandola con il giusto equilibrio tra complessità e leggerezza, un approccio che ben imita il modo dei ragazzini di esplorare il mondo. Il tema identitario si intreccia poi con altre questioni tipiche della vita di qualunque tredicenne: dai rapporti con i compagni di classe a quello con il proprio corpo che cambia. Insomma, è un romanzo perfettamente adatto a chi ha proprio l’età della protagonista. Io, lo ammetto, ho apprezzato un po’ di più il precedente libro di Sumaya Abdel Qader, Quello che abbiamo in testa, perché più adulto nello stile e attento a indagare la realtà sfaccettata della protagonista mettendone in luce ogni sfumatura. D’altra parte sapevo di non avere l’età “corretta” per In cerca di me… Mi sento quindi di consigliarlo soprattutto ad adolescenti e insegnanti delle scuole medie: potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione per la classe.

Cosa ho preferito del romanzo? Sicuramente il sogno di Fairuz di diventare un hakawati, ovvero un raccontastorie della tradizione araba… In questo desiderio c’è tutta la bellezza dell’amore per le parole e per le storie delle persone (perché ognuno ha qualcosa da raccontare) che caratterizza la protagonista, e forse anche la sua autrice. 
Per quanto riguarda i personaggi secondari, i miei preferiti sono stati senza ombra di dubbio Momo e Khaoula. Del primo mi ha conquistata la sfacciataggine combinata a un cuore buono e in realtà un po’ timoroso, mentre la storia personale della seconda è forse la più bella dell’intero romanzo…

Tra murales e colori, multiculturalismo e razzismo, adolescenza, scuola, famiglia e amicizie, In cerca di me è stata una lettura molto piacevole. E anche la copertina rende alla perfezione l’intensa e spensierata ricchezza del contenuto.

Alex

cultura, libri per ragazzi, Mondadori, recensione

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