RECENSIONE: Dogma di Giuseppe Bertelé

TITOLO: DogmaDOGMA_copertina.png
AUTORE: Giuseppe Bertelé
EDITORE: Linee Infinite Edizioni
GENERE: thriller
PAGINE: 290

TRAMA:
La vita può riservare delle sorprese. Le certezze, sulle quali da sempre si valutano le scelte, possono crollare. Il sostegno della fede può vacillare e il pragmatismo della ferrea disciplina etica sulla quale si basa la condotta di tutta un’esistenza, può venire meno… È davvero possibile affrontare eventi avversi, semplicemente basandosi su schemi mentali acquisiti in un vissuto dove nulla di male è mai accaduto? A loro qualcosa è successo! Qualcosa che è stato inconsciamente celato e poi dimenticato. Sbiaditi fotogrammi come abbaglianti flash, sono pronti a riaffiorare, sempre più nitidi e, sul filo dei ricordi, risvegliano angosciose ombre. Per questo, gli stretti legami di una salda amicizia rischiano di incrinarsi. Un avvincente thriller che si sviluppa tra i flash back vissuti dai protagonisti negli anni sessanta e la vita del presente. Piacevoli emozioni di amicizie ritrovate e… una sordida realtà che alcuni vivono, molti tacciono e i più ignorano.

RECENSIONE

Lorenzo, Ighi, Rico e Freccia erano poco più che bambini quando, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, conobbero per la prima volta un pedofilo, el Bèlu, un uomo che aiutava sempre in chiesa e che aveva fissato le sue morbose attenzioni proprio su uno di loro, il più calmo e pacato: Ighi.

Quasi cinquant’anni dopo Lorenzo è Comandante dei carabinieri in un paese del lodigiano e si trova tra le mani un caso a dir poco sconvolgente, ovvero un’aggressione a Ludovico Benedetti, proprio el Bèlu maledetto della sua infanzia. L’aggressione è tutt’altro che casuale: il colpevole sapeva del lato oscuro della sua vittima e ha provveduto a marchiarlo per sempre tatuandogli la scritta “pedofilo” in fronte e a renderlo tetraplegico, con una precisissima incisione tra la seconda e la terza vertebra.
In breve tempo le forze dell’ordine si rendono conto che questa punizione non è e non sarà un caso isolato; il 23 di ogni mese, infatti, un altro pedofilo viene ridotto nelle stesse condizioni. Una sorta di castigo divino, così addirittura viene considerata da alcuni personaggi.
Il nostre aggressore seriale è metodico, preciso, spietato, non ha neppure un ripensamento, tanto da essere soprannominato Dogma; eppure attacco dopo attacco inizia a lasciare qualche indizio, sembra quasi che voglia essere catturato… Gli indizi per Lorenzo sono sconvolgenti: paiono tutti rimandare alla sua infanzia, al suo gruppo di amici, a loro quattro che proprio un 23 luglio promisero, con un patto di sangue, di proteggersi sempre a vicenda.
Buona parte del romanzo è narrata da Lorenzo e l’autore è piuttosto bravo nel farci seguire i suoi ragionamenti, i suoi dubbi. Altri capitoli hanno invece la voce dell’aggressore, che rimane senza nome fino alla fine; vediamo le sue azioni, sentiamo i suoi pensieri, lo comprendiamo… ma fatichiamo a dargli un volto. Fino alle ultime pagine, quando Lorenzo e l’aggressore si confrontano.

La trama è intrigante, lo sviluppo ben scritto.
Tema centrale è, ovviamente, la pedofilia, ma anche e soprattutto la linea sottile che separa il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il crimine dalla giustizia: Dogma agisce per punire delle azioni abominevoli che la legge non è stata in grado di impedire o quantomeno sanzionare adeguatamente, ciò nonostante per “fare giustizia” Dogma commette crimini atroci. In che modo è migliore delle sue vittime? Una società civile non si fonda proprio sul rispetto delle leggi? E se possiamo infrangere la legge “per fare del bene”, chi definisce i confini tra un’azione necessaria e la semplice vendetta personale?
Provare empatia nei confronti di Dogma credo sia facile – lo fanno anche i carabinieri del romanzo –, forse anche un po’ di approvazione ci verrebbe spontanea; dovremmo tuttavia ricordarci che la “giustizia” non si misura con l’empatia. Se una legge è sbagliata o inefficace, dovremmo cercare di migliorarla, non trasformarci in vendicatori mascherati.
Nella conversazione finale tra Dogma e Lorenzo si sente la maniacalità dell’aggressore, la sua ossessione, la sua devianza verso una strada di punizioni “guidate da una mano divina”; non si può, d’altra parte, compiere questi atti estremi senza avere in sé almeno un briciolo di follia…
Proprio per questo non sono d’accordo con la scelta finale di Lorenzo, che è e dovrebbe essere prima di tutto un tutore della legge. Non ho potuto evitare di confrontarlo con un detective di Law & Order: SVU, Elliot Stabler, che diceva sempre che avrebbe volentieri ucciso i pedofili… ma che alla fine non ne ha mai ucciso uno.

Ho trovato qualche dialogo un po’ scontato qua e là; molto pittoresche sono invece le descrizioni dei momenti d’infanzia dei quattro amici, ricordi intimi, attimi profondi, legami indissolubili che forgiano una persona.
Il principale difetto che ho riscontrato in questo libro è l’uso spropositato delle virgole, che molto spesso vengono inserite dove non servono, come per esempio tra soggetto e verbo.

Nell’insieme lettura promossa.

Cosa ne pensate? Vi ispira?

ALEX


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autori emergenti, thriller

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