RECENSIONE: Le verità di Numeesville di Simona Di Iorio e Ilaria Ferraro

TITOLO: Le verità di Numeesville
AUTRICI: Simona Di Iorio e Ilaria Ferraro
EDITORE: self 
PAGINE: 400

TRAMA:
Ci sono storie di cui non vorresti mai conoscere la fine, ma ricorderai per sempre come sono iniziate.
Un’intricata ragnatela di eventi avvolge le vite degli abitanti della tranquilla cittadina canadese di Numeesville e, poco a poco, rivela verità sconcertanti.
In un tetro gioco del destino, c’è chi si nasconde dietro una facciata di perbenismo, chi nega deliberatamente l’evidenza dei fatti e poi c’è Sophie Park che, privata di una promettente carriera giornalistica, scappa dalla gabbia del proprio presente. Si ritrova però ad annegare nel torbido passato della sua città natale, dove tornano a galla particolari ignorati di una morte misteriosa che l’ha segnata profondamente. La donna non ha dimenticato e si rifiuta di credere all’ipotesi di molti che si sia trattato di un suicidio, facendo di tutto per riaprire quel caso, archiviato come irrisolto dieci anni prima.
Ed è allora che una voce si solleva più forte delle altre, quella di colei che tutto sa, nonostante mai avrebbe voluto sapere.

RECENSIONE

Sophie Park torna dopo dieci anni a Numeesville, cittadina canadese di provincia nella quale ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza.
Le autrici, fin dalle prime pagine, ci mettono a conoscenza di un’antica leggenda siksika che narra di tre sorelle che furono sempre inseparabili… finché una di loro sparì nel Black Lake, profondo e seducente lago poco fuori dal paese. La leggenda delle tre numees (sorelle, appunto) sembra inspiegabilmente legata alla realtà: Sophie, Claire e Beth, “sorelle” non di sangue ma per scelta, erano sempre state unite, indivisibili… finché Beth non sparì nel lago. Caso archiviato in breve come suicidio. Eppure la protagonista, Sophie, dieci anni dopo non è ancora convinta e, con un matrimonio fallito alle spalle, torna a Numeesville per scoprire finalmente la verità.

“Nei momenti più tristi, soprattutto dopo la morte di Beth, così come in quelli più felici della sua vita, Sophie è sempre venuta qui. Quando aveva bisogno di stare sola con se stessa, per riflettere, sfogarsi, piangere, ridere, prendere decisioni importanti, la particolare tranquillità di questo luogo le aveva sempre donato pace al cuore e all’anima.”

Il romanzo presenta un nutrito set di personaggi – più di una quindicina – che viene introdotto pian piano, senza forzature, attraverso una serie di incontri spontanei e naturali: Sophie passeggia per Numeesville e rivede così luoghi e persone del suo passato. Ogni personaggio ha il suo momento di adeguata introduzione: le autrici impiegano infatti una tecnica che sa molto di Agatha Christie, ovvero presentano una panoramica su tutta la variegata umanità che partecipa allo spettacolo – perché, come in ogni storia di mistero che si rispetti, tutti mettono in scena qualcosa, tutti nascondono, fingono, recitano.
Anche l’atmosfera che caratterizza il paese ricorda un po’ Agatha Christie o, ancora meglio, le cittadine sperdute de L’ispettore Barnaby, con pub, piccoli negozi, pettegolezzi, vecchie conoscenze e qualche rancore.

La natura gioca un ruolo vitale nelle vicende, non si limita a fare solo da sfondo bensì diventa protagonista a tutti gli effetti: il lago – che ha del sublime: inquieta e incanta al contempo, come nella miglior tradizione romantica –, il bosco, i suoi segreti, i luoghi d’infanzia, di sicurezza, di avventura, di pericolo… Sophie vive una relazione di simbiosi con la natura, quei luoghi sono il suo passato, la sua casa.
Anche per questo Sophie Park è un personaggio che ammalia, con l’evoluzione del suo carattere, la sua capacità di ritrovare stessa, superare i suoi demoni e riconquistare la sua libertà. Lei aveva bisogno di risolvere il mistero della morte di Beth, ne aveva bisogno come si ha bisogno di respirare: la sua vita non sarebbe andata avanti altrimenti.
Mi piacerebbe dirvi qualcosa di più dei personaggi, ma temo di cadere nello spoiler… perciò mi limito a riportarvi un nome (che vi invito a non dimenticare): Noah Jackson.

Vorrei fare i complimenti alle autrici, Simona Di Iorio e Ilaria Ferraro, per la maestria con cui hanno gestito gli intrecci, arricchendo la trama principale di alcune sottili sotto-trame, condendo il tutto con una buona dose di mistero, ansia e adrenalina.
Mi sento davvero di consigliare questo libro a tutti gli amanti del thriller e non solo: sono rimasta piacevolmente colpita da ogni aspetto di questo romanzo, dalla trama ai personaggi, dallo stile coinvolgente all’assenza di refusi (il testo è assolutamente curato!).
L’effetto droga è garantito: proverete un bisogno impellente di scoprire il colpevole
.

Cosa ne pensate? Vi ispira?

ALEX

QUI vi do dieci buoni motivi per leggere questo libro.

recensione, thriller

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