RECENSIONE: Il chiostro dei dannati di Francesco Merli
TITOLO: Il chiostro dei dannati
AUTORE: Francesco Merli
EDITORE: Saga Edizioni
PAGINE: 178
TRAMA:
Nel bosco oscuro non c’è solo una casupola.
I sorrisi nascondono demoni.
Le favole si colorano di sangue.
E l’orrore ha occhi di brace e vi fissa, eruttando streghe come lapilli infiammati, nella cui oscurità vi accolgono mostri dai ghigni agghiaccianti.
Sarete in grado di alzare il velo che vi separa dall’orrore?
Sarete capaci di sostenere il loro sguardo?
Sedici racconti vi attendono. E non vi lasceranno scampo.
RECENSIONE
Il chiostro dei dannati é una breve raccolta di racconti con una vena horror decisamente potente, e anche se alcuni vanno più in profondità e altri rimangono più in superficie, possiamo dire che tutti si addentrano nei territori più classici di questo filone: dalle presenze inquietanti al vampirismo, alla stregoneria, ai non morti.
Forse perché sono del secolo scorso, forse perché sono cresciuta insieme a La notte dei morti viventi, film di culto del 1968, premetto fin da subito che l’horror è un genere che apprezzo nella misura in cui contiene quella denuncia sociale che ha fatto la fortuna del film di Romero e del filone che ne é seguito: mentre in precedenza morti viventi ed entità varie erano sempre legati alla magia nera o a una concezione religiosa del male declinato in tutte le sue forme, con l’uscita di questo film zombi, entità mostruose e scenari apocalittici possono risultare il prodotto della mano dell’uomo: virus, inquinamento e chi più ne ha più ne metta; e questa è già una prima potente critica alla società moderna, alla scienza e alla tecnologia nelle loro forme malate, ma anche per il modo in cui creano false certezze e annullano lo spirito critico. Ad esempio nel primo racconto, Sete – consentitemi un minuscolo spoiler – il protagonista si fida ciecamente di un gioiellino della tecnologia che, pur non avendo alcun ruolo attivo nella vicenda, finisce per… ok, fermiamoci qui!
Inoltre abbiamo la critica al razzismo, alla guerra e anche al consumismo, basti ricordare il seguito del film di Romero, Zombi, del ’78, ambientato in gran parte in un centro commerciale.
Tutto questo per dire che Il chiostro dei dannati mi è piaciuto per vari motivi: ho amato la scrittura, maniacale quel tanto che basta da diventare morbosa quando il gioco si fa pesante, che non ha paura di addentrarsi nell’animo umano con le sue miserie, il suo sadismo, la sua scarsa empatia che spesso finiscono per generare mostri, nel senso più letterale del termine. Mi è piaciuta la scelta dei soggetti, anche molto diversi tra loro, che si riferiscono a temi classici del genere evocando suggestioni potenti ma allo stesso tempo distaccandosene spesso con originalità. E naturalmente ho apprezzato l’elemento di critica sociale, che ultimamente si é andato un po’ perdendo nelle opere di questo genere, purtroppo.
Come sempre nelle raccolte di racconti occorre fare una scelta e io ne scelgo tre su cui dire qualche parola in più, quelli che ho preferito.
La tana del coniglio: per il meccanismo perfetto che inchioda una banda di bulli, come nemmeno nei sogni più riusciti di molte vittime di cui leggiamo ogni giorno sui giornali;
L’uomo nero: per il coraggio con cui fruga nel pensiero magico infantile, mostrando la fragilità di certi meccanismi di una mente in fase di crescita;
Mantis: per l’abilità con cui opera la crasi tra due miti dell’immaginario collettivo, a spese dell’ingenuità di un certo maschile.
Anche il racconto che dà il titolo alla raccolta colpisce particolarmente, evocando suggestioni sui media, sulla banalità del male che può insinuarsi dovunque…
Concludendo, ho letto con grande soddisfazione questa raccolta di racconti che è stata una piacevole sorpresa. Si tratta della pubblicazione di una Casa Editrice giovanissima, Sága Edizioni, che sta facendo un grandissimo lavoro in particolare con gli autori emergenti. Mi auguro che l’autore insista nel suo lavoro minuzioso sulla scrittura, rendendola ancora più suggestiva e mettendola al servizio delle sue storie così conturbanti e profonde, anche grazie a editing e cdb – il testo presenta in effetti qualche imperfezione che forse avrebbe potuto essere evitata – perché il diavolo, soprattutto per chi scrive horror, sta proprio nei dettagli. E quindi la cura dei dettagli è a mio parere fondamentale.
In definitiva, un giovane scrittore promettente e un’opera che consiglio di leggere a tutti gli amanti del genere – che sono sicura perdoneranno la scrittura un po’ acerba – ma anche a tutti gli “affamati e assetati di giustizia”: e se volete capire esattamente cosa intendo, non vi resta che leggere Il Chiostro dei Dannati.
Cosa ne pensate? Vi ispira questo libro? Conoscete già questa casa editrice?
Alice Croce Ortega
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