DIARIO VCUC: incontro con Jay Kristoff – Nevernight

Buongiorno a tutti!

Settimana scorsa ho finalmente finito la sessione d’esami, quindi ora posso dedicarmi interamente a voi, al blog e tutti i nostri mille nuovi progetti 😉

Dopo una breve vacanza in Svizzera (di cui vi parlerò nei prossimi giorni), sabato 28 settembre Emme e io siamo andati a Milano, all’hotel NYX, per partecipare a un’intervista di gruppo all’autore Jay Kristoff. Vi ricordate quando, felice come una bimba a cui hanno appena comprato un gelato enorme, ho postato l’invito all’evento da parte della Mondadori? Ecco, proprio di questo si trattava.
Sinceramente né io né Emme avevamo alcuna idea di cosa avremmo dovuto fare con esattezza, visto che questa è stata la nostra prima esperienza di questo tipo. Alla fine, però, è andato tutto per il meglio: Jay e traduttrice al centro, noi blogger in semicerchio… e via con le domande!
Prima di riportavi i punti salienti della giornata, vorrei ringraziare davvero tanto la Mondadori per averci dato questa possibilità e, soprattutto, Jay per essere stato così disponibile e pronto ad approfondire ogni punto dei suoi romanzi.

L’incontro ha avuto come focus principale la serie Nevernight, composta da tre romanzi: Mai dimenticareI grandi giochi e Alba oscura
Vi riporto alcune delle domande principali dell’intervista.


Come mai hai voluto iniziare la serie comunicando ai lettori che Mia sarebbe morta?
Perché sono cattivo (ride). Volevo creare l’idea che Mia fosse una figura leggendaria… e una persona che ha vissuto una vita di violenza avrà anche una morte violenta. Volevo creare delle aspettative nei lettori, volevo che i lettori sapessero da subito che sarebbe stato un viaggio ben definito… un viaggio che avrebbe portato alla fine della protagonista. Questo sicuramente attira l’attenzione del lettore e lo rende consapevole che nessun personaggio è davvero al sicuro: se persino la protagonista può morire… allora tutti possono morire.

Sapevi già come si sarebbe conclusa la storia di Mia dalla prima stesura?
Ci sono due tipi di scrittori: il primo è quello che pianifica la trama fin da subito, quello che sa fin dall’inizio come si svilupperà la storia; il secondo (a cui appartiene Jay) è quello che si lascia trascinare dalla trama mentre scrive. Io uso sempre questa analogia: è come essere in macchina e sapere di voler arrivare nella città X e vederla in lontananza, senza però sapere quale strada userò per farlo. Sapevo che Mia sarebbe morta (e infatti l’ha scritto già nelle prime pagine), ma ancora non sapevo come. Non sapevo nemmeno chi sarebbe stato il narratore: il primo a cui avevo pensato non è stato usato… Diciamo che la storia e i personaggi stessi mi hanno sorpreso. Scrivere in questo modo è molto entusiasmante, è una scoperta continua. Ho scritto tre finali diversi, per esempio, e poi ho scelto quello meno deprimente. Mi piace trovare la storia mentre la scrivo, insomma.

Qual è stato il momento più difficile da scrivere della trilogia?
Le scene più difficili… sono state le scene di sesso. Perché? Perché quando le scrivo so che le leggeranno mia moglie, i miei amici… mia madre.
Mia moglie è una delle mie beta reader preferite, poi in generale ho cinque persone a cui faccio leggere per prime i miei testi… e scrivere queste cose è un po’ imbarazzante. Non l’avevo mai fatto prima. Di solito quando scrivo sono da solo nel mio processo di scrittura, mentre quando scrivevo le scene di sesso mi sentivo le persone sulla spalla che mi osservavano e giudicavano.

Associare le ombre alle paure che ci portiamo dentro… è davvero giusto? O, come ci insegna Mia, sono piuttosto un’altra faccia della luce? Quella più densa, il risultato di ferite, dolori e solitudini?
C’è una parte nel libro in cui si dice che “non esistono ombre senza luce” e “più intensa sarà la luce più scura sarà l’ombra”… Di solito la paura viene associata a qualcosa di negativo, è qualcosa che ci impedisce di fare ciò che vogliamo fare; diciamo che per ogni tipo di sentimento (rabbia, tristezza…) se ce n’è troppo ci ferma, ma un pochino di paura o di rabbia o di tristezza possono essere fattori motivanti. Io tendo a essere una persona piuttosto rabbiosa, però canalizzo questa rabbia in ciò che scrivo e la uso per nutrire la mia creatività. Come sapete all’inizio Mia non ha paura, mentre nel corso del libro capisce che la paura è importante e che fa parte della vita: quando amiamo una persona temiamo che questa persona se ne vada… Essere vivi significa anche avere un po’ paura, l’importante è non lasciarsi sopraffare da questa paura.

Sappiamo che i diritti di diverse tue opere sono stati acquisiti per farne delle trasposizioni cinematografiche/televisive… Quale personaggio credi che renderebbe meglio sullo schermo? Quale sarebbe, invece, il più difficile da trasporre?
Il più difficile… AIDAN credo: visivamente non è interessante. Questo personaggio è soprattutto monologo interiore… quello che fa può essere interessante da vedere, ma quello che è potrebbe essere molto difficile da rappresentare. AIDAN riflette molto, si chiede cosa fare, pensa… e questo sullo schermo dovrebbe essere reso come voce che parla con se stessa e potrebbe risultare pesante.
La più interessante potrebbe essere Mia, con tutti i suoi poteri sull’oscurità. Stiamo facendo delle prove con Piera per la creazione della web serie e ho visto alcune anteprime… sono molto soddisfatto.
QUI info sulla web serie.
QUI il canale di Piera Forde.

 

Ci puoi anticipare qualcosa sulla tua prossima serie, che uscirà l’anno prossimo?
Empire of the Vampire uscirà in concomitanza in Italia e USA. Si tratta di una serie epica, che si basa su un evento realmente accaduto nel 436 d.C: un’eruzione vulcanica che ha oscurato il cielo. Questo accadimento ha causato danni ai raccolti, situazioni di carestia e guerre. Nella mia prossima serie i vampiri possono circolare liberamente, vista la mancanza di luce solare. Il protagonista è Gabriel, parte di un ordine religioso che caccia i vampiri… Il libro inizia quando lui deve essere giustiziato per aver ucciso l’imperatore dei vampiri e ci racconta quindi la sua storia. L’opera sarà illustrata.
QUI per info.


Io non sono il tipo di persona che va in brodo di giuggiole quando incontra un personaggio famoso, tendo ad avere un grande self control e non mi emoziono mai esageratamente… però, nonostante ciò, l’esperienza mi ha colpita parecchio e sono molto molto soddisfatta delle due ore che abbiamo passato con Jay. È stato un piacere immenso dare un volto e un corpo ad alcune blogger che avevo conosciuto solo online e avere l’occasione di ascoltare un autore parlare in modo così spontaneo e approfondito delle sue creazioni. Jay Kristoff sembra tanto un omone dark (è altissimo e “tutto nero”), ma in realtà è proprio un “orsacchiotto” (come ha detto lui stesso): paziente, simpatico e attento. Ha strappato parecchie risate a tutti noi durante l’intervista ed è stato gentilissimo anche durante il firmacopie. Ah, giusto: adesso abbiamo i tre volumi autografati e una maglietta con la cover del terzo *-*

Sul blog al momento potete trovare le recensioni della serie Illuminae, scritta a quattro mani da Jay Kristoff e Amie Kaufman:
– Illuminae;
– Gemina;
– Obsidio.
Appena Emme terminerà di leggere Nevernight potrete avere il nostro parere anche su questa serie.

Ancora grazie per questa bella avventura. Spero di poter rivivere presto un’esperienza simile!
Su Instagram trovate altre foto dell’evento; nei prossimi giorni caricherò anche un video con spezzoni di intervista su IGTV.

Conoscete l’autore? Avete letto qualche suo libro? Fateci sapere cosa ne pensate 🙂 

ALEX

 

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Jay Kristoff, Mondadori

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