ALEX INTERVISTA… Marco Cacciato Insilla

Buongiorno a tutti!
Come vi ho anticipato nella recensione di Amore e Pregiudizio, oggi abbiamo come ospite l’autore del saggio, ovvero Marco Cacciato Insilla, che risponderà a qualche mia curiosità e ci aiuterà ad approfondire il suo lavoro.

 

  1. Benvenuto su VCUC! Ti va di presentarti brevemente ai nostri lettori?
    Amo con passione. Mi sforzo a trovare del buono anche nei confronti dei pensieri e delle persone più indifendibili. Coltivo il gusto della provocazione destabilizzante contro conformismi, moralismi, bigottismi, normalismi di ogni sorta. Insegno a scuola con la speranza di contribuire a una società migliore e a salvare qualche vita da infelicità e insoddisfazioni future. Sono logorroico e prolisso nella scrittura, ma mi taccio di fronte a qualcuno che parla più di me. Ultimamente sto subendo il passaggio dall’estremismo dell’adolescenza a un ecumenismo laico e una moderazione in cui non mi riconosco più.
  1. Solitamente chiedo agli autori di raccontarci la genesi delle loro opere, curiosa di sapere da dove provenga la loro ispirazione. Nel tuo caso sono ancora più curiosa: com’è nato questo progetto? Cosa ti ha spinto a lavorare ad “Amore e pregiudizio”?
    Sono pigro. E spesso riluttante nei confronti dei doveri. “Prima il piacere poi il dovere” ho detto l’altro giorno a mia suocera. Ho vissuto la genesi di questo libro come un dovere. Ma dato che ero obbligato a scrivere, perché tutto è nato come tesi di laurea, ho pensato fin dall’inizio di destinare il mio lavoro alla gente comune, agli studenti, ai prof., alle università, alle parrocchie e non alla polvere di un archivio universitario.
  1. Perché c’è bisogno di parlare di omosessualità?
    Intanto perché esiste. Poi perché ancora non tutti sanno di preciso cos’è. Poi perché quando non conosci bene una cosa hai paura e cedi alle lusinghe degli stereotipi, che portano ai pregiudizi, che portano allo stigma, che portano alla violenza e alle discriminazioni. Quindi, per dare la possibilità di costruirsi un giudizio sul tema e di suggerire strategie d’intervento per plasmare, partendo dalla scuola, quel “nuovo umanesimo”, di cui parlo nel libro, che, grazie a me (scherzo), è diventato finalmente il fulcro del programma del nuovo governo. Cos’è per me il nuovo umanesimo? È, come scrivo, “quel sogno di una società ideale che rispetti le differenze, senza più farne motivo di contrapposizioni ideologiche, emarginazione, disuguaglianze sociali.  Di un mondo in cui felicità individuali e collettiva si fondano e si realizzino. In cui culture diverse convivano valorizzando e amando le differenze, partendo dall’amore per l’ambiente e per i diritti umani”.
  1. Negli ultimi anni è aumentata la rappresentazione dell’omosessualità nei prodotti televisivi e cinematografici: parecchie serie TV per ragazzi presentano coppie gay o lesbiche… spesso, però, questi personaggi incarnano in pieno gli stereotipi più banali (vedi “Riverdale” o “The Carrie Diaries”). Cosa pensi di questo fenomeno? Può avere dei risvolti positivi (in termini di visibilità) o possono prevalere le conseguenze negative (pregiudizi che vengono rinforzati)?
    In questo caso il motto “bene o male purchè se ne parli” non vale. La televisione può avere, come i libri, un ruolo educativo. Però non dobbiamo aspettarci dalla televisione il compito di supplire alle carenze della scuola e della politica. Proporre modelli positivi è compito in primis di queste istituzioni. L’arte è libera. Può essere lecitamente contestata, ma non censurata. Scuola e politica invece no. Devono darsi delle regole: non veicolare pregiudizi, legarsi alla realtà e alla scientificità delle cose, perseguire inclusione e rispetto, contrastare le discriminazioni, rimuovere quegli ostacoli formali e sostanziali che impediscono l’uguaglianza e il principio di autodeterminazione. È vero che spesso qualcuno sceglie di vivere incarnando stereotipi e violentando le proprie differenze con l’obiettivo di normalizzarsi, ovvero di conformarsi allo stile di vita maggioritario comunemente accettato. Ci sono gay, lesbiche e trans che interiorizzano i pregiudizi e diventano gli omofobi più agguerriti. È anche vero che esistono gay, lesbiche e trans che tradiscono gli stereotipi e che testimoniano ogni giorno, con la loro vita, l’insussistenza della generalizzazione dello stereotipo. E l’arte, quando è vera arte, tradisce lo stereotipo, stupisce, spiazza, scandalizza, destabilizza, strania. L’arte che trasuda da un romanzo di Pirandello, o da una serie di Sorrentino (penso alla scena del cardinale che fa sesso a tre in “The young pope”) è diversa da quella che trasuderebbe da un romanzo di Malgioglio, se scrivesse, come ha dichiarato, che gli fa schifo vedere due uomini che si baciano. Entrambe le forme d’arte sono lecite. Ma di diverso spessore.

  1. L’anno scorso ho letto un libro molto bello: “Autoboyography” di Christina Lauren, romanzo che racconta una storia d’amore omosessuale in una comunità mormone. Non so se le autrici (sono due donne) siano lesbiche o se la storia sia in qualche modo legata a loro esperienze personali; so solo che il libro mi ha colpita molto e che lo consiglierò volentieri in futuro. Nel tuo saggio viene sollevata la questione dell’identificazione di autori come “scrittori gay”… L’identità sessuale di un autore segna così profondamente un testo, a tuo parere? Un autore etero può parlare di tematiche gay senza risultare fasullo? Un autore/un’autrice può scrivere senza coinvolgere la propria sessualità nei testi? Essere semplicemente “uno scrittrice” o “una scrittrice” (senza specificare etero o gay, bianco o nero… e forse senza nemmeno dire uomo o donna) è possibile?
    Tutti ovviamente possono parlare di tutto. Un vero scrittore dovrebbe essere innanzitutto un esploratore e un profondo conoscitore del mondo e delle realtà più disparate. Paradossalmente uno scrittore potrebbe anche scrivere qualcosa in totale disaccordo col proprio pensiero. E sicuramente si può scrivere senza coinvolgere la propria sessualità. Io non sostengo che l’identità sessuale di uno scrittore influenzi automaticamente il testo. Dico che l’atteggiamento della società nei confronti dell’omosessualità, in un determinato periodo storico, potrebbe aver determinato peculiarità letterarie di cui una critica libera dai pregiudizi dovrebbe poter lecitamente discutere. E dico che l’omosessualità di uno scrittore andrebbe segnalata sempre ai nostri studenti. Perché questo sì che ti dà la possibilità di fornire ai nostri ragazzi e ragazze modelli positivi e autorevoli in cui identificarsi. Certa critica invece sostiene che l’omosessualità di uno scrittore sia automaticamente irrilevante e che non possa aiutarci nella comprensione dell’opera. Ma basta pensare a chi scrive dove l’omosessualità è punita con la pena di morte. Saranno davvero irrilevanti l’indicibilità, la repressione, gli amori abortiti nel senso di colpa, l’odio di sé o del mondo? Di quali amori parlerà? Come li nasconderà? Che rapporto avrà con le istituzioni religiose, con lo Stato, con la società che gli nega la libertà? Sotto quali retoriche bugie nasconderà le proprie verità? Potrà tutta questa sofferenza non toccare la sua letteratura? Io dico solo che è più educativo e onesto porsi queste domande insieme agli studenti, piuttosto che mistificare ideologicamente la realtà andando a dire ai ragazzi che Umberto Saba amasse le donne.
  1. In “Amore e pregiudizio” dedichi molte pagine alle funzioni della letteratura e della lettura; vista la crucialità del tema ti chiederei di rispondere anche qui: perché leggere fa bene?
    Perché quando leggi un romanzo, guardi un film, o assisti a uno spettacolo teatrale, ti immedesimi, partecipi all’azione empaticamente, proiettandoti, identificandoti nell’altro. Hai la possibilità di sperimentare vite diverse, emozioni che mai avresti il coraggio di vivere nel mondo reale per tutti i blocchi, le paure, gli schemi mentali e sociali che abbiamo. Percorri mondi paralleli, altri mondi possibili, dove vigono altre regole, dove puoi provare a essere te stesso, perché nessuno ti giudica e non ti vergogni. Puoi perfino ricevere quello shock decisivo per cambiar vita.
  1. Le ultime pagine del libro sono dedicate a interviste a personalità illustri: come hai selezionato queste figure? Ti va di raccontarci un aneddoto di questa esperienza? Qualche evento o emozione particolare nati durante un’intervista…
    Sono tutte personalità per aspetti diversi eccezionali. Margherita Hack mi ha accolto a casa sua con quell’umiltà che solo chi è grande davvero può avere. Con Aldo Busi abbiamo passato un pomeriggio insieme passeggiando per le strade di Bologna. Col prof. Gnerre ci siamo addormentai esausti, senza accorgercene, sui divani di casa sua.
  1. A quale target è rivolto il tuo testo? A chi ne consiglieresti la lettura?
    A tutti. Ma proprio a tutti.
  2. Grazie mille per essere stato con noi! Salutaci con una citazione.
    C’è una citazione che è sparita colposamente dal retrocopertina, nel passaggio dalla versione tesi, all’edizione. È molto potente. Sia perché ancora valida, sia per la levatura di chi l’ha detta: Andrea Gallo, il partigiano. “C’è il rischio, nel commentare l’attualità, di lanciare un bollettino di guerra, io però mi colloco tra coloro che vogliono, invece, impegnarsi. Che desiderano spendere energie, studio, capacità, relazioni. È vero che il male urla forte, ma la speranza urla ancora più forte”. 

Ringraziamo l’autore per essere stato con noi! 
Se volete porgli altre domande, lasciatele pure nei commenti.
Cosa pensate del suo intervento? Vi piacerebbe leggere il suo libro?
Trovate QUI la nostra recensione.

ALEX

intervista, LGBT

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