Pensieri di EMME: RECENSIONI – tra limiti e opportunità per lettori e autori


Per iniziare…

Qualche settimana fa la non-redazione di “Vuoi conoscere un casino?”si è vista accusata, in una accesa discussione con un autore, d’essere deficitaria di competenza e professionalità nel recensire le favolose opere che un qualunque sedicente Stephen King o J.K. Rowling in erba (là dove l’erba è molta, ma non è dei prati…) ha scritto.

Sulla base di quella discussione ho riflettuto parecchio arrivando a formulare alcune opinioni circa le recensioni e la loro utilità per scrittori e lettori e oggi, grazie a questo lungo post, cercherò di dar sfogo alla mia natura prolissa e offrirvi i risultati delle mie elucubrazioni.

Capiamo il perchè… 

La domanda da cui sono partito è stata: “Perché facciamo recensioni? Perché (soprattutto Alex) perdiamo ore e ore di tempo a scrivere, argomentare, leggere, recensire, correggere, litigare con Blogger per l’impaginazione etc.?”.

La risposta del mio io interiore è stata: “Abbiamo una passione, la lettura, e amiamo parlarne. Il blog diviene dunque il mezzo che ci permette di raggiungere quante più persone che, con noi, condividono il medesimo interesse. Amiamo leggere sì, ma amiamo anche parlare di libri, viverli, discuterne, conoscere pareri, siano essi conformi ai nostri o (meglio ancora) difformi. Amiamo il confronto e l’interazione con gli altri. Ecco perché scriviamo su un blog.”

Con questa premessa è fondamentale chiarire un punto: leggere, e recensire di conseguenza, è un hobby, un qualcosa che amiamo fare nel tempo libero, nessuno di noi lo fa di lavoro e nessuno di noi ha le reali competenze per farlo. Lo facciamo senza la pretesa di essere delle istituzioni in merito (pur ricoprendo un ruolo talvolta istituzionale). Non abbiamo affrontato nessun corso di studi che si focalizzasse sulla critica e, quindi, ogni nostra recensione nasce da quella che è una commistione tra gli studi di letteratura affrontati durante il nostro percorso scolastico, il gusto personale e letture pregresse, che creano quello che potrebbe definirsi il nostro bagaglio culturale letterario. L’amalgama di questi tre ingredienti, insieme, vanno a formare quella che è la nostra identità critica di lettori, che di fatto è poi la parte di noi che va a confrontarsi con l’ opera che vogliamo, e/o  a volte dobbiamo, recensire.

Per chi…

Detto ciò le domande successive sono state: “Noi blogger per chi facciamo recensioni? Che ruolo ricopriamo quando facciamo una recensione? E qual è il nostro peso quando scriviamo una recensione?”.
Queste domande mi hanno portato ad affrontare (no, anche se parlo da solo, non sono pazzo perché resta tutto entro i confini della mia mente)  una lunga discussione tra me e me che mi ha condotto alle seguenti conclusioni: quando noi facciamo una recensione, la facciamo, come detto qui sopra, in primo luogo per noi, per dar sfogo alla nostra passione e alla nostra voglia di confronto. Una volta resi pubblici questi nostri bisogni, concretizzati in post e recensioni, volendolo o no, iniziamo a rivestire dei ruoli  nei confronti dei fruitori dei nostri contenuti. Così come avviene per gli utenti, anche per gli autori abbiamo un ruolo.  Ma andiamo con ordine… ora passo per passo tenterò di spiegarvi quali sono i ruoli che siamo chiamati a ricoprire nei confronti di utenti prima e autori poi.

Per gli utenti…

Iniziamo dal capire quali ruoli ricopriamo per gli utenti. Insomma, passiamo al perché lo facciamo per voi (perdonatemi, ma la citazione alla scena “youtubica” è d’obbligo: #lofacciopervoi). Per gli utenti, il blogger svolge una triplice funzione.
In primo luogo abbiamo una funzione di intrattenimento, in quanto ogni nostro post dovrebbe essere letto e vissuto dai lettori principalmente come un mezzo di intrattenimento. E ripeto, non siamo una testata giornalistica che si occupa di critica letteraria, lo scopo del nostro (e di molti altri) blog è quello di farvi compagnia per qualche minuto, tentando dove possibile di farvi fare una risata o emozionarvi, di divertirvi o incuriosirvi e magari farvi appassionare a un tema che ci incuriosisce e/o appassiona. Questa è la funzione principale del nostro blog e ciò è tranquillamente evincibile anche e soprattutto dalla tipologia di rubriche che ogni giorno portiamo sulle nostre pagine virtuali.

In secondo luogo, anche se abbastanza assimilabile al primo punto, i nostri articoli sono volti a incentivare la discussione e il confronto (anche se alcuni post sono più adatti di altri).
In ultima analisi, anche se non meno importante delle altre, pur non essendo un’istituzione di critica e analisi letteraria, quando facciamo recensioni ricopriamo un ruolo istituzionale perché volenti o nolenti in qualche modo influenziamo il parere di chi ci legge e tal volta le recensioni diventano anche “delle guide all’acquisto”. Pur non essendo la motivazione che ci spinge nella condivisione, siamo perfettamente consapevoli che rivestiamo anche questo ruolo e quindi questo è il motivo che ci spinge a fare le recensioni sempre al massimo della nostre possibilità, cercando di fare delle analisi il più complete e accurate possibili, facendoci influenzare il meno possibile dal nostro essere fan di una serie o di un autore in particolare. Per questo motivo ogni nostra recensione non viene mai pubblicata senza la revisione di almeno un altro dei membri della non-redazione oltre a chi si occupa della lettura e della stesura della recensione stessa. Poiché riteniamo che l’onestà intellettuale sia fondamentale nella riuscita di questo progetto, e nella credibilità che gli utenti ci danno, pubblicheremo sempre recensioni sia positive che negative, senza mai cambiare o “indorare” i nostri pensieri nelle recensioni che vengono pubblicate.

Per gli autori…

Parliamo ora delle “funzioni” che svolgiamo nei confronti degli autori.
Innanzitutto noi recensori dei blog, così come quelli della stampa generalista (seppur sempre con meno pretese), rappresentiamo la vox populi e colmiamo quel gap che esiste tra chi scrive per la stampa specializzata, che si rivolge a chi di letteratura ne sa più che qualcosa, e chi invece è il lettore comune, quello che è mosso a leggere per amore delle storie: siamo per tanto la voce del grande pubblico che leggerà il libro, consentiamo all’autore di ricevere il feedback della parte di lettori che credono nel nostro lavoro e si ritrovano d’accordo con le nostre opinioni.

In seconda analisi le recensioni divengono, quando ben strutturate e supportate da valide argomentazioni, pareri che possono aiutare un autore (soprattutto se emergente) a comprendere quali sono i punti di forza e quali invece le criticità del suo lavoro, nessuna recensione è mai stata volta (almeno nel  caso di questo blog) unicamente allo sminuire il lavoro altrui. 
Personalmente, se trovo un difetto, adotto una linea molto critica perché talvolta succede che, specialmente ad autori emergenti, si lascino passare molte leggerezze, che però rischiano di non venir mai “corrette”. Ciò secondo me potrebbero creare una fase di stallo nel percorso di miglioramento creativo che un autore emergente potrebbe fare.
Come ho detto questo è il mio modo di intendere la recensione, in quest’ottica ritengo anche che l’autore debba essere dotato di una forte autocritica rispetto al suo lavoro, al fine di evitare di prendere in considerazione le sole recensioni che tessono le lodi della sua opera. E’ pertanto auspicabile che l’autore sia in grado di scegliere quali tra critiche e consigli cogliere come spunto di miglioramento e quali invece scartare.


In conclusione…

Per chiudere questo lunghissimo pezzo, vorrei offrirvi il mio modo di vivere le recensioni e un consiglio sia per lettori che per autori. Come immagino sia trasparito da ciò che ho scritto finora, la mia considerazione della recensione non è altro che un’opinione, per nulla dissimile da quella che potrebbe essere espressa da un mio amico durante una chiacchierata in un bar, ma con un unico valore aggiunto: il fatto che le opinioni espresse sono meglio formate e articolate. È questo quindi lo spirito con cui si dovrebbe leggere una recensione.
Parlando di un tema così soggettivo come il gusto personale, in un libro è praticamente impossibile identificare dei punti definibili obiettivi (a eccezione di quelli sintattici e grammaticali, e i canoni di genere). È quindi lecito affermare che, siccome nessun recensore, sia esso blogger o giornalista, detiene l’assoluta verità, con credibilità e competenze diverse, esprimono tutti una semplice opinione e quindi come tale va presa.
Un lettore diligente dovrebbe leggere più recensioni per uno stesso libro e formularsi una sua idea sul libro (questo vale se il libro si ha intenzione di leggerlo) e poi decidere se acquistarlo o meno. È un comportamento totalmente scorretto da parte del lettore quello di farsi condizionare da un’unica recensione, senza leggere altre opinioni se non quella del recensore o che per primo ci è stato propinato dai risultati di ricerca di Google o da quello che abbiamo volontariamente scelto e selezionato come “preferito” in quanto tendenzialmente più vicino al nostro punto di vista: i recensori sono esseri umani come noi e allo stesso tempo completamente diversi da noi,  talvolta potrebbero sbagliarsi e talvolta potrebbero pensarla in modo diametralmente opposto. In fondo è anche questa la ricchezza e la forza dell’offerta che solo tramite il web si può trovare.
In coda vorrei ricordare che il miglior modo per formarsi un parere è sicuramente informarsi e il miglior modo per informarsi circa la validità di un libro è leggerlo.

 

Ringrazio tutti i (spero molti ma temo pochi) temerari che si sono addentrati nei meandri dei miei pensieri e hanno resistito leggendo per intero il post.
A tutti voi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate: lasciatemi un commento con la vostra opinione.
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.

EMME

opinioni, recensioni

Comments (3)

  • Adelaide J. Pellitteri

    Ciao Emme, sono una temeraria e sono arrivata fino in fondo al tuo articolo. Amo infinitamente leggere e ritengo che descrivere le proprie impressioni e sensazioni, in seguito a una determinata lettura, sia utile per autori e lettori. Come hai ben sottolineato non si tratta di essere “giudici” detrattori nè ruffiani, ci pagassero solo un euro a recensione troveremo belle parole per elogiare qualsiasi cosa trenicerandici dietro la parola “gusto personale”. Se spendiamo il nostro tempo è, come hai detto tu per rendere un servizio utile, pur con i suoi limiti in fatto di “gusta personale” . Avere la passione della lettura senza limiti di genere e portata avanti da anni e anni deve però significare qualcosa, cioè mette il recensore in una posizione diversa da chi legge un libro ogni sei mesi. Diciamo che il recensire nel tempo ha acquisito un minimo di esperienza sul campo (faccio un esempio, pur non essendo un industriale tessile, ma semplice amante di tessuti, sara

  • Adelaide J. Pellitteri

    Devo completare il commento partito per errore)! Amante dei tessuti avrà pure imparato a riconoscere la seta dal nylon (se poi amerà più il puro lino che la seta stessa, sarà-appunto- una questione di gusti). Bisogna ricordare inoltre agli autori che anche i più famosi bestseller hanno quell’uno per cento di detrattori. Non tutto piace a tutti, si può non apprezzare la trama, il tipo di scrittura, il modo che si e scelton per dare evoluzione agli eventi. Le motivazioni nel giudicare un libro sono tantissime ed è l’armonia nel suo complesso a renderlo bello o meno ai nostri occhi. Da autrice spero sempre in un commento sincero capace di farmi crescere piuttosto che rimanere piantata nel mio piccolo orto di erbetta e gramigna. Scrivere è una nobile arte, va trattata come tale, con tutte le accortezze, l’impegno e il rispetto mentre il lettore un suddito. Non c’è dubbio che un buon Re faccia un buon suddito.

  • Sottoscrivo in pieno il tuo articolo. E aggiungo la mia opinione. Chiunque ha diritto di scrivere una recensione intesa come riflessione su quello che ha letto. Anzi, secondo me dovrebbe essere un obbligo, dopo aver finito un libro, dedicargli ancora qualche minuto per capire cosa abbiamo appena letto, e andare oltre il “piaciuto, non piaciuto”. Lo si deve all’autore e lo si deve soprattutto a noi stessi. Poi tale riflessione può essere condivisa socialmente: al bar, con il vicino di ombrellone, con l’autore stesso, con gli amici. Saranno gli altri a determinare il peso della nostra opinione. Un autore autorevole può elevare la nostra opinione ad analisi o addirittura critica. Una community di follower può farci diventare influencer sull’argomento. Non capisco gli autori che sminuiscono chi esprime la propria opinione, ma è in modo di pensare molto diffuso, anche tra i lettori. In un forum sui fumetti, una persona mi disse che era vietato criticare un’opera: se non ti piace, smetti di seguirla (in quel caso erano opere seriali, fumetti mensili), perché questo è il massimo diritto che un lettore ha nei confronti dell’autore. Ho sempre dissentito. A parte che mi sembra una violazione del diritto di libera espressione, rimane il fatto che se un autore ha paura della critica di un lettore, forse non dovrebbe pubblicare. Ogni cosa detta o scritta viene analizzata, criticata, e peggio contribuisce a creare la nostra immagine sociale. In ufficio come al bar. Quindi, caro autore sensibile alle critiche, sappi che è una battaglia persa: quello che hai comunicato con la tua opera (o commento) crea una reazione negli altri. Come una nave che passa al largo, le onde sono inevitabili. c’è chi si farà cullare dall’improvviso rollio, e chi ne sarà infastidito. C’è sempre la possibilitá che nessuno le noti, che passino inosservate . Veramente è ciò che ci auspichiamo ? Comunicare senza suscitare alcuna reazione? In questo caso, suggerisco un diario.

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