RECENSIONE: Il poliziotto, la giornalista e gli scatoloni troppo pesanti di Clara Tiscar i Castells (trad. Corrado Pastore)

TITOLO: Il poliziotto, la giornalista e gli scatoloni troppo pesanti
AUTORE: Clara Tiscar i Castells
TRADUTTORE: Corrado Pastore
PAGINE: 194
GENERE: giallo
EDITORE: self

TRAMA:
Cosa faresti se trovassi 6 milioni di euro in un’auto incidentata? Se ti dicessero che sono stati rubati a un narcotrafficante, li terresti?
Sara e Álex sono testimoni di un incidente d’auto su una strada di montagna, a parecchie ore di distanza dal paese più vicino, soccorrono il guidatore e lui confessa che trasporta 6 milioni di euro nel bagagliaio. Devono prendere una decisione rapida; Sara è impulsiva e ottiene sempre ciò che vuole, Álex invece fa sempre la cosa giusta e non è abituato a improvvisare.
Sara ha bisogno di soldi e il suo istinto di giornalista, un po’ arrugginito da 10 anni di inattività, le dice di tenerseli e indagare. Anche Álex ha bisogno di soldi, di fatto dorme in auto da quando sua moglie l’ha cacciato di casa, ma crede che il suo dovere di poliziotto sia di denunciarlo.
Sara cercherà di convincere Álex. Álex tenterà di impedire a Sara di mettersi nei guai e questo vale anche per lui: Sara è una di quelle donne da guardare ma non toccare. 

RECENSIONE

Sara ha abbandonato da tempo il giornalismo per dedicarsi alla famiglia, ma ora vuole tornare in pista. Ha voglia di farsi anche qualche bella scopata, e come un mantra lo ripete per tutto il libro (con punte d’eccesso all’inizio). Ad alimentarne il desiderio c’è il poliziotto Alex: fisico da urlo, onesto e sensibile.
Tra loro scatta la scintilla, tanto che la moglie di Alex, sospettando che il marito abbia per la testa un’altra, lo sbatte fuori di casa. Costretto a dormire in macchina, l’uomo finisce per appostarsi davanti casa di Sara. 
È proprio questa l’occasione che porta i due a vivere un’avventura inattesa.
Sara deve recarsi nella vecchia casa dei nonni per metterla in vendita. Nessuno ci va più da venti anni, ed essendo a diverse ore di viaggio invita Alex a farle compagnia.
Lungo la strada, in un punto parecchio distante dal primo centro abitato, si imbattono in un incidente. Nel tentativo di dare soccorso si trovano a raccogliere le ultime parole del guidatore circa il carico che ha nel bagagliaio: una montagna di soldi.
Prendere una decisione sul da farsi, quando ognuno di loro ha un bisogno estremo di quel denaro, diventa davvero difficile, e allora…
Ne conseguono eventi e sorprese a catena, peccato però che il terreno non venga preparato a dovere dall’autrice, ogni scoperta viene “semplicemente” riferita, e qualche incongruenza mi ha pure messa in difficoltà.
La credibilità è indispensabile anche nelle storie più assurde, e a riguardo voglio portare un esempio che, pur non interferendo sulla trama, a mio vedere compromette il patto di fiducia con il lettore. Potrebbe sembrare una cosa banalissima ma non lo è: la casa è disabitata da vent’anni, ma la madre ha continuato a pagare le utenze. Per la luce, ok, clicchi l’interruttore e la luce si accende, per l’acqua la cosa è più complicata. L’aria e la ruggine inevitabilmente la farebbero uscire a spruzzi; se l’autrice non mi mostra ciò, divento dubbiosa.
Altro esempio. Nella casa sperduta si è rifugiata una persona che conosceva le indicazioni solo per averle viste, orientative e imprecise, un anno prima (in tempi non sospetti) su Google Maps. Possibile che con informazioni tanto vaghe possa averla trovata?
Potrei aggiungere altri particolari, ma non è mio intento smontare il libro e la cosa più semplice da pensare è che si tratti di semplificazione di trama.

Il libro è stato definito giallo/thriller/noir/ironico. E io aggiungerei anche rosa. Ma tante definizioni, ahimè, non fanno altro che rendere il romanzo di genere indefinibile, le punte di riferimento infatti, beninteso a mio vedere, non sono mai la punta che eccelle, pertanto rimane un ibrido: un po’ di tutto e un po’ di niente. Badate bene, la storia in sé è carina, ma sembra piuttosto di vedere un telefilm e non di leggere un romanzo, che ha il dovere di trasmettere la tridimensionalità dei personaggi e approfondire i sentimenti. Gli eventi sono tanti e tutto è raccontato in velocità, una sintesi fin troppo scarna, una prosa più adatta ai racconti brevi che non a una lunga stesura.

Sicuramente è una lettura che in ogni caso non deluderà il lettore “minimalista”, amante dello svago puro e semplice.
In poche parole: chi si accontenta gode.

Adelaide J. Pellitteri

autori emergenti, giallo, recensione

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