RECENSIONE FILM: Le strade del male – Netflix


[Un bel giorno la nostra cara caporedattrice Alex mi disse: “Quando esce, devi vedere questo film. Ci sono Tom Holland e Robert ‘non-ho-mai-fatto-Twilight’ Pattinson. È un thriller, mi mette ansia e io non lo voglio vedere.”
Dovete sapere che quando Alex mi suggerisce qualcosa da leggere o vedere, spesso il prodotto non è di mio gusto… ma dopo aver visto il trailer mi sono incuriosito e ho deciso di guardare questo film.
(Il fatto che ora mi stia minacciando per scrivere la recensione però non posso dirlo… se lo dicessi sarebbero tante… molte… troppe frustate… no padrona, non l’ho detto a nessuno! No! Dolore! Aiutoooooooooo!!!)]

Il film di cui parliamo oggi si intitola Le strade del male, prodotto e pubblicato da Netflix per la regia di Antonio Campos. Il film è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Donald Ray Pollok.
Difficilmente mi trovo a fare recensioni di film, e di solito ciò avviene solo quando il film mi colpisce in modo particolare – in alcuni casi in positivo, in altri quando sento di aver ricevuto un pugno in faccia dritto sul setto nasale (grazie Disney, tu sì che non sai fare i film di Star Wars…).
Questa volta il tutto è però sospeso a metà strada, siamo di fronte a un bel film che mi ha lasciato però alcuni “mah”.

La storia è narrata tramite diversi punti di vista, flashback e un narratore esterno che interviene costantemente per spiegare ogni scena. La narrazione è abbastanza godibile, e anche piacevole (per quanto possa essere piacevole un thriller). Le vicende riescono senza fatica a tenere alta l’attenzione e a giocare bene con la tensione dello spettatore per tutta la durata del film, cosa non facile vista anche la lunghezza complessiva della pellicola, che supera le due ore.

Questo film ci racconta la storia drammatica di alcuni personaggi che, legati dalle sottili trame del fato, si trovano coinvolti in un ciclo di orrori e violenza che non potrà essere rotto se non dalla violenza stessa
La violenza qui denunciata è quella che permane in alcune parti degli Stati Uniti rurali, dove diviene necessario ricorrervi per sopravvivere, poiché in quei luoghi pare ancora aleggiare l’ombra del selvaggio West: frontiere senza legge se non la legge di chi ha la forza per imporre la propria. Si fa riferimento anche alla violenza perpetrata attraverso una lettura personale, fondamentalista ed estremista di alcuni passi della Bibbia da predicatori esaltati, inondati da una fede deviata e inebriati dal potere che deriva dalla loro capacità di incitare le folle. Questi sono uomini “folli” che riescono a spingere le masse – in nome di un Dio non più cristiano – verso atti orribili, compiuti al fine di punire i “nemici”, i “malvagi”, i “posseduti”, tornando alla legge del taglione e di fatto arrivando anche a macchiarsi di crimini ben peggiori di quelli perpetrati dai “peccatori”. In alcuni casi questi predicatori, instabili e malati, arrivano a credere di essere veri e propri messia, con poteri come quello di resuscitare i morti, e in preda a tali deliri agiscono e parlano alle folle, compiendo gesti estremi ma senza aver poi modo di porvi rimedio.

Gli attori hanno tutti fatto un lavoro eccezionale nel caratterizzare i loro personaggi, nessuno escluso: i personaggi sono tutti ben scritti e ottimamente interpretati; su tutti risalta Tom Holland, che interpreta il protagonista Arvin Russel, divorato dal conflitto mai risolto con il padre Willard e dal quale ha imparato solo come difendere chi ama e come non credere in Dio.
Con il suo personaggio, il reverendo Preston Teagardin, Robert Pattinson conferma il suo già noto e ottimo talento incarnando uno dei “mostri” della storia, un lupo nascosto sotto le spoglie dell’agnello, che celato nella veste del portavoce di Dio usa la sua vocazione per perpetrare i peccati più oscuri.
Incredibili anche le interpretazioni di Bill Skarsgard (il padre di Arvin,  Willard Russel), Harry Melling (il predicatore Roy Laferty) e Sebastian Stan (lo sceriffo Lee Boedeker) per citarne alcuni, ma tutto il cast è stato a dir poco incredibile.

Però…

Il narratore, il maledetto narratore.
Non so perché sia stato inserito in modo così preponderante; non sono contro alla voce narrante in toto, ma tendo spesso a considerarla come inutile. Io credo che il cinema debba lavorare per immagini, e che nei dialoghi tra personaggi o in qualunque altra scena debbano essere le loro espressioni e la loro interpretazione a raccontarci ciò che provano e che sentono. In un certo senso deve stare alla sensibilità del pubblico cogliere l’attimo in cui l’attore mette in scena quell’emozione che dà senso al comportamento agito o che spiega, in un solo istante, tutto ciò che sta pensando e provando il personaggio. A mio avviso quando ci si perde troppo in “spiegoni” non necessari si perdono il senso e la specificità del mezzo cinematografico.
In questo film poi la messa in scena è ottima e anche le prove attoriali non sono da meno: questi due elementi sarebbero stati sufficienti per raccontare tutto ciò che si voleva e doveva dire; la sovrimpressione della la voce narrante rovina la drammaticità e l’intimità di alcuni momenti. Penso che la volontà fosse quella di richiamare direttamente il libro (che non ho letto), facendo raccontare, forse, gli eventi al medesimo narratore le cui parole sono all’origine del racconto stesso (mia supposizione, chi ha letto il libro mi faccia sapere).

Nel complesso? Un film per molti aspetti incredibile e veramente imperdibile, soprattutto per la tensione che è riuscito a creare e a mantenere durante tutta la visione, persino nel finale – scena di estremo rilassamento – in cui mi aspettavo potesse succedere di tutto da un momento all’altro. Peccato solo per la dannata voce narrante che a mio avviso rovina molto la godibilità del tutto e appesantisce una narrazione già di per sé non proprio leggerissima.
Rimane che, se avete un account Netflix, è sicuramente uno dei film che più vi consiglio di vedere in questo periodo, poiché resta un prodotto di qualità e che saprà darvi comunque le giuste emozioni.


Avete già visto questo film? Cosa ne pensate? 

EMME

cinema, Netflix, recensione film, thriller

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