RECENSIONE FILM: Enola Holmes (Netflix)

Per apprezzare appieno Enola Holmes, è necessario dimenticarsi, almeno in parte, di trovarsi all’interno del mondo di Sherlock Holmes, semplicemente perchè la storia e i personaggi di questo film sono ben distanti dai racconti originari del noto detective.

Il punto più forte della pellicola è, senza ombra di dubbio, la personalità della protagonista, perfettamente interpretata dalla giovanissima Millie Bobby Brown. Enola Holmes è un concentrato di energia, intelligenza, coraggio, testardaggine e irriverenza… insomma, è una piccola bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro. Per via dell’insolita educazione ricevuta dalla madre, Enola detesta seguire le regole e detesta rispettare gli ordini degli altri; è stata educata a essere indipendente, a essere in grado di badare a se stessa e a pensare con la propria testa. E questo è proprio ciò che Enola fa nel corso di tutto il film: corre come un treno da una parte all’altra, senza guardare in faccia nessuno, pronta a buttarsi a capofitto anche nelle situazioni più estreme pur di riuscire nel suo intento, cioè ritrovare la madre misteriosamente scomparsa. Ho apprezzato molto la scelta di far rompere la quarta parete alla protagonista, infatti con questi suoi interventi direttamente a noi rivolti abbiamo la possibilità di comprendere meglio i suoi pensieri e alcuni risvolti della trama.

Accanto a Enola troviamo poi altri tre personaggi principali, che tutto sommato sono stati ben sviluppati. Spesso nei film prodotti da Netflix (soprattutto per una questione di tempo) accade che i personaggi secondari vengano lasciati completamente in ombra, invece in Enola Holmes ogni personaggio ha la possibilità di esprimersi piuttosto bene nell’arco delle due ore di film. Ovviamente accanto alla giovane detective non poteva mancare il grande Sherlock Holmes, che questa volta è stato rappresentato in un modo decisamente innovativo… Dimenticatevi gli scritti originari di Doyle o le interpretazioni (straordinarie) di Robert Downey Jr. e Benedict Cumberbatch. Lo Sherlock Holmes interpretato da Henry Calvill è ben diverso da quello che tutti noi conosciamo, questo però, personalmente, non l’ho visto come un aspetto negativo: con questo film non si è voluto riproporre l’ennesimo adattamento dei racconti di Doyle, bensì un prodotto del tutto diverso, quindi trovo giusto aver voluto sperimentare. Sherlock in questo film appare molto più umano rispetto al personaggio universalmente noto, soprattutto con sua sorella minore. Sembra quasi che ci sia un filo a unire Sherlock ed Enola: nonostante i due siano spesso fisicamente distanti, sembra che le loro menti siano costantemente unite; sono uguali e diversi al tempo stesso; amano sfidarsi a vicenda, ma sono anche capaci di ascoltarsi e di aiutarsi reciprocamente.

Anche il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft, è ben diverso dal personaggio originario: sebbene non sia così geniale come il fratello, anche lui solitamente dimostra di possedere una certa intelligenza; qui, invece, appare come un uomo fin troppo sicuro di sé, duro, conservatore, acido, spocchioso, tanto è vero che per buon parte del film ricopre la figura dell’antagonista che cerca di rinchiudere Enola in una gabbia per farla ritornare nei ranghi. Nonostante la negatività del personaggio, devo ammettere di aver riso a più non posso ogni volta che Sam Claflin (l’attore interprete del personaggio) compariva in scena con i suoi ridicoli baffi e il suo immancabile cappello a cilindro.

Altro personaggio degno di nota è Tewkesbury, giovane Lord che per puro caso si ritroverà a essere il principale compagno di viaggio di Enola. Mi è piaciuto molto il rapporto di amicizia instaurato tra i due: Enola e Tewkesbury si ritrovano catapultati in un mondo che conoscono appena ad affrontare continue minacce e pericolosi misteri, riuscendo pian piano ad acquisire sempre più consapevolezza e maturità proprio grazie al sostegno reciproco. Mi sono piaciuti particolarmente i momenti in cui Enola si fermava a riflettere sui suoi sentimenti per Tewkesbury, infatti, sebbene la giovane detective sia sempre stata abituata a stare da sola e a contare unicamente sulle sue forze, trascorrendo del tempo con il giovane Lord scopre parti di sé fino a quel momento sconosciute.

Un altro personaggio di cui vorrei velocemente parlare è Eudora, la madre dei fratelli Holmes, interpretata dalla favolosa Helena Bohem Carter. Per ovvie ragioni di trama Eudora non compare molto nel corso del film, se non all’inizio, alla fine e in alcuni flashback, eppure mi è sembrata una figura piuttosto interessante (soprattutto vista la conclusione del film), perciò spero proprio che nel prossimo capitolo (non ancora confermato, ma molto probabile) decidano di dedicarle più spazio.

In questo film sono trattati anche temi di importanza sociale, in particolar modo la mancanza di diritti e libertà per le donne nella società inglese di metà Ottocento. Questa tematica emerge soprattutto dal desiderio di Enola di essere libera e di non dover sottostare alle regole imposte dalla società fortemente maschilista in cui è costretta a vivere, ma anche dai misteriosi progetti di Eudora, coinvolta nel movimento delle suffragette per permettere alle donne inglesi di ottenere il diritto al voto.

Enola Holmes è un film ben fatto, molto piacevole, dal ritmo incalzante e dalla trama scorrevole. Perfetto per passare una tranquilla serata sul divano di casa propria.


Avete visto questo film? Cosa ne pensate?

MARTA

cinema, Netflix, recensione film, Young Adult

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