RECENSIONE (emotivamente coinvolta): Vuoi conoscere un casino? di Alex Astrid

TITOLO: Vuoi conoscere un casino?
AUTRICE: Alex Astrid 
EDITORE: Edizioni Il Ciliegio
PAGINE: 282

TRAMA:
Giorgia è una sedicenne della provincia di Milano, scrive a Martina, la cugina morta pochi mesi prima in un incidente d’auto. Martina diventa così “un diario”, un’amica invisibile che accoglie tutte le confessioni e gli sfoghi di Giorgia. La prima lettera è datata 5 febbraio 2014 e narra gli avvenimenti accaduti subito dopo la scomparsa di Martina. Nelle lettere successive Giorgia racconta la sua vita: la famiglia, gli amici, gli amori, ma anche le delusioni e le grandi e piccole gioie. La ragazza racconta soprattutto la storia di un viaggio interiore che la porta fino alla liberazione delle proprie paure e incertezze.
In Vuoi conoscere un casino? c’è tutto il mondo dei giovani di oggi, senza filtri e ipocrisie.

RECENSIONE

È cosa assai rara venir citati nei ringraziamenti di un libro, di solito destinati a quelle (poche) persone importanti per l’autore, persone che in qualche misura lo hanno aiutato o supportato (e sopportato) nella stesura oppure in tutto il lungo, e talvolta difficoltoso, processo creativo che porta alla genesi dell’opera.
Ancor più raro è riuscire a ispirare a tal punto un chicchessia da spingerlo a scrivere di noi, eccezion fatta per personaggi storici più o meno noti. A un ulteriore livello di rarità c’è l’essere presi di peso e il venir inseriti in un romanzo come personaggio o addirittura come protagonista maschile/antagonista.
Infine, in casi estremamente rari (quasi unici), vi è il riuscire in tutte e tre le cose.

Ebbene sì, signori e signore, oggi sulle pagine di Vuoi conoscere un casino? mi toglierò la maschera e svelerò in via definitiva, a tutti i lettori/lettrici che leggeranno questo post, chi sta dietro lo pseudonimo di Emme, ma ancor più importante chi sta dietro al personaggio attorno cui ruotano le intere vicende della giovane Giorgia nel libro della nostra cara Alex.

Prima di procedere è dunque doveroso informarvi che quella che segue è una recensione emotivamente coinvolta, conterrà SPOILER sugli eventi narrati in Vuoi conoscere un casino? (molti spoiler) e conterrà, piuttosto che valutazioni effettive del testo, le sensazioni di chi legge il libro sapendo di avere l’occasione di entrare nella testa di una persona che conosce molto da vicino. Non sarà quindi una recensione ordinaria, bensì la condivisione della MIA personale esperienza emotiva durante la lettura di VCUC – e magari il tentativo di darvi spunti inediti circa l’altra faccia della medaglia di ciò che il libro racconta. 

Sarà lunga, quindi mettetevi comodi e buona lettura.

Ultima premessa prima di iniziare. Avrete sicuramente presente che nel libro, a un certo punto, Giorgia si innamora di un certo ragazzo al quale viene assegnato il soprannome di Rubio: Riccardo Tessolini. Beh, quel Riccardo sono io. 
Il mio nome vero è Riccardo Massoletti, ma al fine di evitare accuse di sorta la cara Alex si è ben guardata dall’attribuire ai personaggi i nomi delle persone reali da cui sono tratti. E posso con certezza affermare che circa il settanta percento degli eventi sono accaduti.
Quindi sì: sono stato uno stronzo. A mia discolpa ero mooolto più piccolo e no, non mi facevo le canne, ma ATTENZIONE SPOILER (non sul libro)… alla fine mi sono fatto perdonare.

Il libro Vuoi conoscere un casino? è sicuramente particolare.
In primo luogo la struttura della narrazione – parliamo di un romanzo epistolare – non è la più comune tra i libro per ragazzi. 
Nel libro le lettere svolgono un ruolo terapeutico per la protagonista, che le utilizza come sfogo dedicandole alla, purtroppo scomparsa, cugina Martina. 
Qui la realtà inizia immediatamente a divergere dalla finzione: la cugina Martina non è morta; tuttavia è stata una scelta motivata: l’autrice ha avuto con questa sua cugina un rapporto molto stretto durante l’infanzia… rapporto che però è diventato sempre più fievole col passare del tempo, rapporto la cui mancanza viene ancora sofferta dalla nostra Alex. Si sa, si cresce e si cambia… così le due cugine hanno perso il loro speciale legame, il loro rapporto di giochi e confidenze, rimanendo nulla più che parenti.

Dolce Martina

Sono passati due mesi da quel giorno, due mesi dal giorno in cui sei scomparsa, dal giorno in cui quel maledetto incidente ti ha portata via.

Mi manchi tantissimo, ti penso ogni sera e ogni mattina, vorrei tanto averti ancora accanto, potermi confidare con te come facevo un tempo quando ci sedevamo davanti al camino, in inverno, per raccontarci i nostri piccoli segreti.
Non riesco a non scoppiare in lacrime immaginando la mia prossima estate senza i nostri tuffi in piscina e il nostro bisbigliare sdraiate sui materassini…

In secondo luogo VCUC è una versione romanzata di una parte della vita (reale) dell’autrice, è la biografia episodica di un periodo durato all’incirca un anno in cui si sono susseguiti tutti quegli eventi che normalmente avvengono nella vita di un qualunque adolescente a quell’età, eventi che possono essere sia positivi che negativi, ma che si scaricano inesorabilmente sulla protagonista con l’impeto tipico che caratterizza ogni stato emotivo in questa, delicata e complicata, fase della vita di ogni essere umano. Ogni cottarella ci pare l’amore della vita, ogni amicizia sembra poter durare per sempre, ogni delusione brucia come il fuoco. Fuoco che, a mio modo di vedere, è la perfetta metafora per queste emozioni: un fuoco di paglia, che si accende con facilità e che con altrettanta facilità può spegnersi. Un fuoco che per sua natura brucia e può bruciare. Un fuoco che può generare qualcosa di più solo se ben canalizzato: può generare grandi passioni, come la scrittura o lo sport. Mal canalizzato può divampare e divenire distruttivo.

In questo libro c’è tutta la vita di un qualunque adolescente. È dunque noioso? Potrebbe. Ma se letto con la giusta chiave di lettura può diventare un utile strumento per comprendere meglio i ragazzi che si trovano a vivere quel meraviglioso, e a volte orribile, periodo chiamato adolescenza.

TEORIA DELL’ENTROPIA:
ci vuole meno energia per togliere un oggetto dal suo posto che per rimettercelo.

Parlo ora brevemente dello stile. L’ho trovato abbastanza scorrevole, anche se a volte si vede che incespica in costruzioni semplici tipiche dei testi scritti da ragazzi di sedici anni. Tuttavia resta un testo estremamente godibile e piacevole, il quale si presta bene sia a sessioni di lettura continuative, per via della sua freschezza e leggerezza, sia a sessioni sporadiche soprattutto grazie alla sua particolare struttura.

Ora passiamo all’analisi della storia e alla sua effettiva attinenza ai fatti reali. Quando ho letto questo libro erano passati circa tre anni dagli eventi di cui narra: capite che a diciassette anni pareva essere passata una vita, alcuni eventi erano sepolti nella mia memoria, alcuni dettagli stavano diventando fumosi. Avendoli però vissuti in prima persona, mi è stato facile rievocare tutto e tornare a quegli attimi. Posso quindi confermare che tutto quello che leggete è accaduto. Forse non esattamente in quel modo (basti pensare al fatto che dal mio punto di vista i fatti sono un po’ diversi), ma è successo (tranne le rose sul pullman, quello non è mai successo.)
Gli eventi pertanto sono coerenti, i comportamenti dei personaggi forse no. 
Le motivazioni però non sono da ricercarsi nell’incompetenza dell’autrice, ma piuttosto nel delicato periodo in cui sono accaduti. Di questo riparleremo in seguito…

Come già detto sopra, le lettere coprono gli episodi salienti della vita di Giorgia (Alex) in un periodo ben preciso: gli eventi narrati fanno riferimento a quello che fu l’anno scolastico a cavallo tra il 2012 e il 2013; all’epoca avevo quindici anni e frequentavo il secondo anno della scuola alberghiera, lei ne aveva quattordici e frequentava il primo anno del liceo linguistico (tutto torna, eh).
La fedeltà storica è impressionante, soprattutto perché le prime stesure del romanzo risalgono all’anno seguente, e per uno come me ha del miracoloso: io fatico a ricordare qualsiasi riferimento temporale a fatti, eventi e/o persone dopo sole 48 ore, non chiedetemi poi di ricordare un compleanno… quelli li rimuovo in media 13 secondi dopo aver sentito la data.
Chiudiamo il paragrafo dedicato alla storia parlando del finale… non mi è piaciuto. Fa schifo. Odio i finali a “tarallucci e vino” e avrei voluto uscire di scena in modo più… diciamo eclatante, un finale alla Tarantino sarebbe stato perfetto. Avete presente Kill Bill? Ecco, quello stile sarebbe stato per me migliore (escludendo tutta la faccenda che muove i suoi film). 
Come dite? Non c’entra un c***o con il resto? E quindi? Sarebbe stato meraviglioso. Una lotta mortale in cui la protagonista si rivaleva dell’uomo (ragazzo) che l’aveva ferita. Poesia.

Paragrafo personaggi, esclusi Giorgia e Riccardo, i quali verranno approfonditi in seguito, e altri di cui non parlerò perché li ho sì conosciuti nella vita reale, ma non ho alcun rapporto con loro (quali Daniele, Mattia, Matteo, Luna etc.). Parlerò principalmente dei miei amici del tempo.
Il primo è il mio di allora braccio destro, Dimitru: al secolo Andrei, un mio carissimo amico con cui dopo i fatti raccontati nel romanzo, per motivi che non saprete, ho purtroppo perso i rapporti, che stiamo però ritrovando ultimamente. È veramente rumeno? Sì. 
In questo libro Dimitru è l’amore segreto (neanche troppo) della migliore amica di Gio (con la o chiusa mi raccomando… sia arrabbia davvero se sbagliate), Giulia. I due avevano una evidente tensione sessuale che veniva sfogata tramite un corteggiamento a base di lividi, sculacciate, pugni, ossa rotte, bottiglie in faccia, lame e chi più ne ha più ne metta? Sì.
Tuttavia lui all’epoca era fidanzato e al contrario mio era un ragazzo serio nelle relazioni, non credeva di flirtare con Giulia ma quello era l’unico modo che lei aveva trovato (mia inferenza) per avere un contatto fisico con lui, era il loro modo di essere teneri e di farsi delle coccole… più o meno.
Benjamin: personaggio più sullo sfondo rispetto a quello di Dimitru ma abbastanza centrale nella mia cerchia di amici del tempo, il suo nome è Yan ed è un ragazzo italo-brasiliano che in realtà è un pochino diverso da come viene descritto nel romanzo… non mi voglio sbilanciare troppo sulla controparte del mondo reale, ci siamo persi di vista da troppo tempo.
Sì, sbavava dietro a Luna, ma in realtà era solo una delle molte dietro cui sbavava dietro… ah, l’adolescenza (purtroppo per alcuni non si ferma lì).
Un grosso assente del libro è un tal Claudio, che non viene citato nonostante fosse la persona con cui uscivo più spesso.

Leggere. Questa è l’attività che più di tutte mi soddisfa: rifugiarmi in un mondo di fate, streghe, vampiri, lupi mannari. Un mondo in cui tutto si risolve, in cui esiste il lieto fine, in cui l’amore vince su tutto.

E arriviamo ora alla crema, alla ciccia, al succo. Stavate aspettando solo questo, lo so. Riccardo: per quanto riguarda meparlare di lui è cosa assai complicata. Mi viene assai difficile parlare di me, soprattutto quando so che quello che ho fatto non ha nulla di positivo, ma è una cosa che devo fare. In questo romanzo Riccardo è il personaggio maschile per cui la protagonista, Giorgia, perde la testa.  É un bel ragazzo (non così bello vi assicuro), con una lunga chioma bionda (all’epoca sì, ora è lunga ben 5mm), dal sorriso sbilenco (il mio sorriso è stupido ma dritto), simpatico e solare, cannaiolo e problematico dal lato familiare (mi avvalgo di negare, è un tentativo di razionalizzare l’accaduto dell’autrice). 
La domanda che alcuni di voi si staranno facendo è ovvia: ma ti sei realmente comportato in quel modo? A mia discolpa posso dirvi che ero appena uscito da una relazione che per me significava parecchio, e quindi ero combattuto tra la mia voglia di avere una relazione e la mia voglia di non impegnarmi emotivamente. E questo già in parte potrebbe spiegarvi perché mi sono comportato in quel modo, certo è che non mi aspettavo tanta insistenza e caparbietà dalla controparte nel mondo reale di Giorgia. Mettiamo che il comportamento messo in atto dalla ragazza non è riuscita a convincermi nei momenti in cui desideravo stare solo a farmi decidere per stare con lei. Da aggiungere alle mie motivazioni c’è la distanza a cui abitavamo che, per allora, sembrava infinita e raggiungerla con i mezzi pubblici (seppure vivessimo a 8km di distanza), oltre al costare parecchio, era anche un’operazione dispendiosa in termini di tempo. Non sono giustificazioni, mi sono assolutamente comportato da coglione, ma come ho già detto ero piccolo e stupido. Ben inteso la Giorgia che avrei conosciuto tre anni dopo era una Giorgia molto diversa e personalmente molto più cresciuta e meno infantile (Alex e Emme, alias Giorgia e Riccardo, ora hanno una relazione sentimentale da quattro anni).

Che altro dirvi dunque? Il libro è uno spaccato della vita di tutti i ragazzi, che tra le sue pagine prendono vita e perdono i loro nomi. É un libro che ho contribuito a correggere e che ho avuto modo di rileggere diverse volte.
Lo consiglio? Beh, una parte di me no, perché vorrei lasciarmi alle spalle quella fase della mia vita; ciò nonostante un’altra parte di me lo consiglia assolutamente. É un libro che con assoluta semplicità racconta della vita di alcuni giovani, ma è tranquillamente leggibile da chiunque, perché chiunque abbia vissuto l’adolescenza (o la stia vivendo proprio ora) potrebbe rivedersi in quelle storie. 
Genitori, ragazzi, insegnanti di scuole medie e superiori: chiunque potrebbe trarre qualcosa da questo romanzo.


EMME

amicizia, amore, autori emergenti, recensione, Young Adult

Comments (3)

  • Quando ho letto il libro (E Alex lo sa), avevo capito che fosse in parte autobiografico e sí, mi era anche venuto il forte sospetto che dietro la figura di Riccardo ci fossi tu , avevo una voglia assurda di prendere il personaggio maschile a sberle, per come si é comportato; poi pero’ ho capito che essendo adolescente il suo comportamento fosse normale. Sono felice di aver conosciuto anche il tuo parere e di essere venuta a conoscenza di una parte della vostra vita (posso immaginare che non sia facile sapere che ora la conoscono in molti).
    Grazie per aver condiviso con noi cio che pensi di VCUC

  • Non ho letto il libro e mi incuriosisce tanto viste le critiche, purtroppo mi trovo ormai troppo coinvolta con Alex e non mischio mai “lavoro” con vita privata… nel senso che non sarei mai obbiettiva, metti che poi il romanzo non mi piaccia! Quindi mi astengo, poi chissà… Vi ho conosciuti entrambi, anche se per poco alla fiera di Torino e mi sembrava di conoscervi da sempre. Mio caro Emme (dai ti chiamo col tuo alter ego) tu scrivi benissimo e ti leggerei sempre, scrivi tanto si, difatti ero bella comoda sulla mia poltrona XD
    Comunque, avevo capito che la storia fosse autobiografica, ovviamente non sapevo ci fosse un lui e che fossi proprio tu, non avendo letto il libro molte cose non le ho comprese appieno. In ogni caso aver scritto un libro a 16 anni, che poi ha pure trovato una CE che lo pubblicasse e credesse in lui è già tanta roba…. insomma non sto dicendo nulla lo so, ma volevo dire anche la mia. Alex è dolcissima, Emme è dolcissimo… per me siete fantastici 😀

  • Capisco benissimo la tua posizione su “lavoro separato da vita privata”, anzi… a volte io vorrei riuscire a separarli di più (non è sempre facile recensire libri di autori con i quali chiacchiero spesso), ma, come credo sia evidente, la nostra vita “privata” si mescola molto con il nostro “lavoro”.
    Grazie per i complimenti <3
    Posso dire che non vediamo l'ora di incontrarti di nuovo? 😀

    p.s. Rispondo io a nome di entrambi perché Emme al momento sta studiando come un matto per un esame XD

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