IN MILLE PAROLE #10: Fuga dalla scuola di Alessandro Ricci

Buongiorno a tutti!
Dopo una breve pausa estiva, questo mese è ricominciato il nostro concorso per racconti brevi In mille parole. Abbiamo scelto un tema di particolare attualità, ovvero il primo giorno di scuola. Gli autori partecipanti si sono sbizzarriti e ci hanno raccontato primi giorni di scuola in tutte le salse: ricordi lontani e avventure contemporanee, la paure di genitori e figli, la sorpresa e l’emozione per la novità, una giornata fatta di oggetti indimenticabili, piccoli gesti e nuovi incontri. Come sempre potete leggere tutti i racconti sul gruppo In mille parole; qui sotto invece trovate i primi tre classificati e il racconto integrale del vincitore. 

1. Fuga dalla scuola – Alessandro Ricci
2. M’illumino d’immenso – Antonio Di Cesare
3. Il primo giorno di scuola – Aedeone


Il vincitore di questo mese è Alessandro Ricci! Giovedì qui sul blog troverete anche la recensione del nuovo libro di questo autore, ovvero il romanzo per ragazzi Il giovane Achille (QUI un approfondimento sul libro).
Ci teniamo particolarmente a fare i complimenti anche ad Antonio e Aedeone: i vostri racconti ci hanno colpiti molto! 

Fuga dalla scuola
di Alessandro Ricci

Mi chiamo Benjamin Stroke e odio studiare.
Non è leggendo e facendo esercizi che mi sono guadagnato la fama di più grande cacciatore di mostri della storia.
Nei libri non troverete il fiato per inseguire un’Aracnobestia Irsuta né il coraggio per affrontare il famelico Bisciostriscio.
Per questo noi Stroke non andiamo a scuola. Mai.
Iniziamo da subito il nostro apprendistato. Mentre i mocciosi pasticciano sui quaderni e si ingozzano di merendine, noi Stroke siamo già alle prese con trappole per licantropi e balestre di precisione.
Certo la nostra famiglia non è priva di macchia, anche noi abbiamo avuto qualcuno che si è intestardito ad andare anche a scuola.
Era mio cugino, Isaac Stoke. Un tipo strano.
La sua brillante carriera accademica è terminata in seconda elementare, quando munito di matitone ha assalito il bidello Vladimiro Conti.
Il poveruomo, colpevole solamente di avere un carnato pallido e un’intolleranza all’aglio, se l’è cavata con un grande spavento, ma il giovane Isaac fu espulso da tutte le scuole del regno.
La storia che vi racconto oggi è un mix di adrenalina e coraggio e l’ho intitolata “Fuga dalla Scuola”.
 
***

“Che significa che non puoi venire?” gridai. “Sono mesi che indaghiamo sul porcello mannaro, e tu manchi proprio quando c’è luna piena?”
“Scusami Benjamin. Ma la Signorina ci ha detto di andare a letto presto perché domani inizia la scuola.”
“Scuola? Che assurdità! La scuola è per i mollaccioni. Noi dobbiamo agire. L’operazione Piede di porco ha la priorità”
Ero talmente arrabbiato che il mio colore stava migrando verso un rosso tenue. Luna era immobile nella sua maglietta di un paio di taglie più grande, lo sguardo fisso sulle scarpe e il labbro inferiore increspato.
“Squiiiit, squiiit.”
“Come? L’educazione è il pane dell’anima? L’avrà detta sicuramente qualche secchione sconosciuto. Comunque nel tuo caso direi che è più pane per lo stomaco visto che i libri te li mangi.”
“Nemmeno io vorrei andare” piagnucolò Luna. “ Ma credo di doverlo fare per forza. Tommaso mi ha detto che chi si rifiuta viene arrestato.”
La mia Luna arrestata? Questo era una prospettiva più spaventosa del un porcello mannaro a piede libero.
“Se le cose stanno così” risposi volandomi verso la grande finestra del salone che dava su Bosco Lugubre. “Non abbiamo altra scelta. Devi andare, io e Mr Jingles ci occuperemo del porcello.”
“Ma… Io…”
Luna non finì la frase, si precipitò fuori dalla villa, i grandi occhi velati dalla delusione. Poco dopo la vidi discendere la collina, non si voltò nemmeno una volta.
“Squiiit,?”
“No Mr. Jingles, non abbiamo tempo per andare a caccia. Dobbiamo elaborare un piano, domattina faremo evadere Luna da quel posto infernale che chiamano Scuola Elementare.”
Nonostante il cielo fosse sereno, un tuono oscuro rimbombò per la Villa facendo sobbalzare il povero Mr. Jingles.

***

La scuola in questione ,di elementare non aveva proprio nulla, era invece un complesso labirintico di edifici color marroncino.

“Quelle devono essere le celle dove tengono i bambini” sussurrai a Mr Jingles, indicando le molteplici finestre, tutte uguali, che riempivano le facciate.
Eravamo giunti fin li seguendo lo strano veicolo giallo, su cui erano stati caricati contro il loro volere i bambini dell’orfanotrofio.
“Squiiiit?”
“Ma certo che posso uscire di giorno. Non sono mica un vampiro. Noi spettri preferiamo la notte solamente per motivi di stile.”
Osservai l’edificio alla ricerca di un punto di accesso, c’era un’unica entrata al termine di una larga scalinata. Facilmente difendibile, sicuramente controllata dalle guardie nemiche.
Io sarei potuto entrare da una delle pareti, ma Mr. Jinles non era in grado di attraversare i muri, né di diventare invisibile.
Per fortuna il mio socio, anni prima, era stato invitato al catasto e aveva assaggiato un ottimo piatto dello strano nome di “Piano regolatore”, adesso aveva stampate nella mente tutte le piantine degli edifici della zona. O meglio ce li aveva nella pancia, che per lui era la stessa cosa.
Mr. Jingles mi guidò verso un edificio più piccolo, le cui finestre erano dipinte con strani disegni colorati dalla forma inquietante, sicuramente pitture rituali. Si intrufolò in una crepa del muro vicino a una porta con su scritto “Scuola Materna”. Lo seguii.
Ma qualcosa doveva essere cambiato dalla cena del mio amico, poichè ci ritrovammo in mezzo a un branco di strani animaletti.
“’polino” farfugliò uno di loro, dirigendosi verso Mr Jingles con un passo incerto da Zombie.
Il suo richiamo attirò l’attenzione degli altri. Decine di teste si girarono verso di noi, in pochi minuti fummo circondati da bocche sdentate con sorrisi sbavosi.
Manine appiccicose e impiastrate cercavano di afferrarci.
“Demonietti” gridai tornando visibile. “Hanno evocato dei demonietti per ostacolarci.”
Il mio aspetto battagliero, che terrorizzava anche i mostri più feroci, non sortì nessun effetto su quei mostriciattoli. Si avvicinavano sempre di più, lanciando grida acute e farfugliando parole senza senso che probabilmente servivano a evocare qualche incantesimo spaventoso.
Quando tutto sembrava perduto, il mio eroico compagno mi lanciò uno sguardo rassegnato e si gettò verso la selva di piccole dita malefiche.
“Racconterò a tutti del tuo gesto eroico, amico mio. Addio” dissi mentre guadagnavo l’uscita.
Trovai Luna nel corridoio successivo.
Con mio grande stupore non sembrava spaventata o triste. Anzi rideva in compagnia di altri bambini.
Le feci un cenno rimanendo nascosto nell’ombra, lei arrivò poco con un sorrisone.
“Ben”sussurrò. “Cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a salvarti. Seguimi ti farò evadere. Mr Jingles purtroppo non ce l’ha fatta.”
“Salvarmi? Ma non ce n’è bisogno. Mi piace stare qua, ho conosciuto nuovi amici e ci sono tante cose che devo imparare. Noi possiamo sempre andare a caccia nel weekend. Torna alla Villa, passerò a trovarti stasera dopo cena.”

***

Così tornai a casa, un po’ triste ma rincuorato. Anche Mr. Jingles tornò dopo qualche ora, con un fiocco sulla coda e delle mollette a forma di farfalla a entrambe le orecchie, ma non aveva grosse ferite. Se non contiamo quelle alla sua dignità, perlomeno.

Luna venne a trovarci, come aveva promesso, era felice e non stette zitta un momento. Ci raccontò di tutte le cose che aveva imparato e concluse dicendo che non vedeva l’ora di tornare a scuola il giorno successivo.
Dopo tutto sono felice che non sia come me e abbia deciso di andare a scuola, questo farà di lei una cacciatrice di mostri migliore
Come dite? In questa storia non ci sono mostri spaventosi?
Vi sbagliate di grosso, uno c’è. Ed è il più terribile di tutti.
Si chiama ignoranza.

Vi lasciamo qualche info sul nuovo libro del vincitore di questa edizione.

TITOLO: Il giovane Achille
AUTORE: Alessandro Ricci
ILLUSTRAZIONI: Stefania Franchi
CASA EDITRICE: NPS Edizioni
PAGINE: 222

TRAMA:
A tredici anni, Alessio non sopporta nessuno. Né i suoi compagni, sempre pronti a sparlargli alle spalle, né suo padre, da cui si è allontanato dopo la morte della moglie. Ma soprattutto odia se stesso.
Colpa del suo tallone d’Achille, una malformazione fisica che lo costringe a camminare zoppicando, attirando risatine e commenti, che alimentano la rabbia che si porta dentro.
Un giorno, la fiamma dell’ira esplode, costringendo il padre a inviarlo a un campo estivo, sperando di favorire così la sua socialità.

COMPRA QUI IL ROMANZO.


Cosa ne pensate? Vi piace questo racconto?
Non dimenticate di leggere anche tutti gli altri, li trovate QUI.
Alla prossima edizione!

ALEX

Alessandro Ricci, autori emergenti, bambini, concorso letterario, Racconti brevi

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