Il rosa è maschilista? – Womenomics

Continuiamo ad approfondire i temi che abbiamo trattato nella puntata podcast Il rosa è maschilista? (puoi ascoltarla QUI).
Oggi parliamo del legame tra donne ed economia e lo facciamo illustrandovi una teoria economica piuttosto singolare: il Womenomics.

Womenomics (crasi tra women e economics) è un neologismo, diffuso nel 2006 dall’Economist, che definisce la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è il più importante motore dello sviluppo mondiale.
Questo modello economico è stato teorizzato per la prima volta nel 1999 da Kathy Matsui, un’analista dell’istituto bancario Goldman Sachs, per dimostrare come il Giappone potesse uscire da una grave crisi economica e risolvere al contempo i propri problemi demografici. Si tratta di una teoria che potrebbe essere applicata anche all’Italia, visto che il nostro Paese soffre di ben noti problemi demografici e ha un’occupazione femminile inferiore al 50%.
L’aumento del tasso di occupazione femminile non risponde quindi solo a un principio di equità, ma anche a un principio di efficienza economica. Esiste infatti una correlazione positiva tra lavoro femminile e crescita economica, alla quale l’occupazione femminile può contribuire sia direttamente che indirettamente. Il lavoro delle donne interviene direttamente aumentando il valore del PIL tramite più ore lavorate e maggiore produttività. Inoltre le donne nel mercato del lavoro offrono nuovi talenti, competenze diverse e stili di lavoro innovativi, spesso complementari a quelli degli uomini. L’esperienza di molte imprese insegna che gruppi di lavoro misti sono più produttivi dei gruppi di lavoro composti da soli uomini o da sole donne. Il lavoro delle donne contribuisce anche indirettamente alla crescita economica facendo aumentare la domanda di servizi, come lavori domestici, asili, cura degli anziani: crea quindi occupazione addizionale.
Una ricerca di Goldman Sachs attesta che colmare il gap occupazionale di genere produrrebbe incrementi del PIL del 13% nell’Eurozona, del 22% in Italia.

Ma come aumentare il tasso di occupazione femminile? Attraverso politiche sociali (più asili, più scuole a tempo pieno, più servizi per anziani e disabili) e del lavoro a favore delle pari opportunità e del work-life balance, attraverso l’incentivazione di percorsi di studio che portino a occupazioni più remunerative anche per le donne, la diffusione di una cultura di genere che porti le nuove generazioni a dividersi più equamente i compiti relativi alla casa e alla famiglia.
Si ribadisce che nei paesi dove la partecipazione femminile al mercato del lavoro (vedi Nord Europa) è alta, anche i problemi legati alla decrescita demografica sono minori.
La teoria del womenomics può così essere riassunta: migliori politiche d’occupazione basate sul concetto di pari opportunità portano a un innalzamento del tasso occupazionale femminile, che porta una crescita del reddito, che porta uno sviluppo demografica e dei consumi, che porta a una crescita degli investimenti, che porta all’aumento del PIL e del benessere aggregato.
[Ovviamente la teoria non è così facile da applicare alla pratica, vedi la crisi economica generale, la necessità di investimenti nel welfare etc.]

Oltre alla teoria del womenomics, negli ultimi anni si sta facendo strada nell’ambito del management aziendale l’impostazione della diversity, basata sull’inclusione di ogni differente soggettività, orientata a far aumentare gli utili aziendali.
Il diversity management è, infatti, l’insieme delle politiche aziendali volte a gestire la diversità degli individui e dei gruppi sociali nell’ambiente di lavoro. L’eterogeneità dei dipendenti di un’azienda può riguardare età, genere, professione, abilità, religione, orientamento sessuale ed etnia. Questa diversità non deve rappresentare per l’azienda un problema, bensì un vantaggio competitivo. In breve? Teste diverse trovano soluzioni variegate e innovative. La diversità diventa ricchezza (anche in senso letterale).


Cosa ne pensate? Trovate interessanti questi approcci economici?

ALEX

economia, Femminismo

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